Piccole palle di pelo che inteneriscono i passanti dalle teche esposte in vetrina: anche per le prossime feste saranno molti i bambini (e non pochi gli adulti) che nelle letterine a Babbo Natale chiederanno in regalo un animale domestico. Ma quell'immagine delicata e innocente in molti casi nasconde una realtà che purtroppo tenera non è: il mercato clandestino dei cuccioli, comprati da commercianti senza scrupoli nei paesi dell'Est Europa.
Così quello che doveva essere un dono affettuoso per il Natale, finisce talvolta per alimentare un business criminale. Cani importati prima dell'età fissata dalla legge, con passaporti falsi, senza le dovute vaccinazioni, costretti a viaggi massacranti, ammassati per ore su un furgone attraverso le frontiere prima di giungere a destinazione. E non importa se quando arrivano non di rado sono ammalati. Con qualche fiala di antibiotico li si riesce a tenere sufficientemente vispi per il tempo che serve a trovare un cliente. Che poi se li vedrà aggravarsi e anche morire a casa.
Non va sempre così, naturalmente. Ci sono molti venditori che lavorano onestamente. "E comunque non dobbiamo buttare la croce solo addosso ai commercianti - ammonisce Cesare Pierbattisti, presidente dell'ordine dei veterinari di Torino - Come in ogni affare illegale, c'è offerta perché c'è domanda. Da noi infatti c'è un pregiudizio assolutamente fasullo per cui il cane più lo si prende piccolo, più si affeziona. Così si incentiva il traffico di cuccioli troppo piccoli".
È un fenomeno difficile da stimare, quello del mercato nero dei cuccioli. Si parla di migliaia di bestiole che ogni anno arrivano in Piemonte (più di mille solo in provincia di Torino) soprattutto da Ungheria, Slovenia, Polonia, Repubblica Ceca e che vengono venduti in negozi, su Internet o in allevamenti di facciata. Milioni di euro di guadagni. Le procure di Torino, Pinerolo e Ivrea hanno coordinato diverse inchieste per maltrattamenti, falso documentale, truffa e frode in commercio. Molte sono nate proprio da segnalazioni di persone che hanno acquistato, senza saperlo, un cane già malato. Un'indagine in particolare, portata avanti dalla squadra mobile di Torino e dal sostituto procuratore Antonio Rinaudo, ha scoperto anche un'organizzazione criminale che riuniva, oltre a corrieri, allevatori e commercianti, anche una decina di veterinari conniventi. Sotto la loro responsabilità, infatti, venivano falsificati i documenti dei cuccioli che, sebbene nati all'estero, risultavano partoriti in allevamenti italiani per eludere le norme sul commercio internazionale e vincere la diffidenza dei compratori.
"A Torino la situazione è abbastanza sotto controllo - garantisce Alberto Colzani, che dirige il Servizio veterinario dell'Asl To1, che segue tutta la città - Ci sono alcuni negozi in cui sono state riscontrate irregolarità e li teniamo sotto controllo. Effettivamente anche qualche collega veterinario è risultato implicato, ma per fortuna un numero esiguo".
Muovere i fili di questo traffico è redditizio per la malavita organizzata. Quasi come la droga, ma molto meno sospetto. I cani all'estero, infatti, vengono spesso acquistati per cifre irrisorie e poi rivenduti a 500-600 euro, a seconda della razza. Sempre meno, di solito la metà, di quanto costerebbe comprare gli stessi animali in un allevamento nostrano. Un affare per chi compra e per chi vende. Un giro di vite a questa prassi è arrivato a settembre, quando è passato in parlamento per l'approvazione un disegno di legge, attualmente in vigore, che istituisce il reato della tratta illecita degli animali.
Ma visto che il Natale si avvicina, cosa si deve fare per acquistare un cucciolo senza correre rischi? "Bisogna usare il buonsenso - afferma il presidente dei veterinari - Se un negozio è sporco è meglio lasciare perdere. Poi è consigliabile chiedere a un proprio veterinario di fiducia di visitare l'animale, prima dell'acquisto. Se il venditore cerca di dissuadervi, vuol dire che ha qualcosa da nascondere. Infine controllare che nel contratto d'acquisto non ci siano clausole vessatorie: la consuetudine vuole che se un cane si ammala pochi giorni dopo l'acquisto vada riportato al negozio che deve pensare a farlo visitare. Se invece il proprietario lo fa prima curare da un proprio medico, non può più accampare diritti, è come se facesse invalidare una garanzia".
Ma altri consigli partono da più lontano. "Attenzione a prendere un animale se non si è assolutamente sicuri di poterlo accudire e soprattutto attenzione a regalarlo: un cucciolo non è un giocattolo, bisogna evitare il tragico rituale degli abbandoni pochi mesi dopo le feste. E comunque chi vuole un cane dovrebbe andare a prenderlo al canile", è la proposta di Michele Di Leva, dell'associazione Animalisti italiani.
"Proprio al canile di Torino da un paio d'anni è stata avviata una procedura molto rigorosa per impedire che ci siano degli affidamenti inopportuni - spiega Giuseppe Portolese, responsabile dell'ufficio Tutela animali del Comune di Torino - Facciamo compilare un modulo di presa di coscienza di cosa voglia dire avere un animale, dalle limitazioni per le vacanze alla necessità di più uscite al giorno. Poi, dopo un primo contatto, non lasciamo che il cane vada subito nella nuova casa, ma aspettiamo un giorno, cosicché si possa riflettere bene. Infine a 30 giorni dall'affidamento una guardia zoofila va a fare una visita a casa per controllare che l'animale sia ben tenuto". Un sistema macchinoso che tuttavia ha azzerato le restituzioni e i pentimenti, che prima erano uno su dieci.
Repubblica
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