giovedì 9 dicembre 2010

RECORD DI PIGNORAMENTI A TORINO, PIU' 54,8% RISPETTO AL 2009


Quando il mutuo diventa impossibile...

Cassa integrazione o perdita del posto di lavoro, il costo della vita che sale e quel mutuo acceso per acquistare la casa tanto sognata proprio non si riesce a pagarlo. Secondo i dati raccolti in trentacinque città italiane dall’Adusbef (Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari e assicurativi) nel nostro Paese è boom di pignoramenti: +31,8 per cento nei primi dieci mesi del 2010. I provvedimenti di sequestro colpiscono soprattutto le città del Nord. Torino in testa.

Nel capoluogo piemontese i pignoramenti sono aumentati di 930 unità, passando dai 1.697 del 2009 ai 2.627 di quest’anno. Anche se resta Milano la città con il maggior numero di sequestri di immobili, con 4.885 casi, è a Torino che si registra l’aumento maggiore dell’ultimo anno: un 54,8 per cento in più che vale alla città sabauda il primato negativo, seguita dal capoluogo lombardo (+48,3%), Genova (+46,8%) e Como (+42,3%). Tra alti e bassi tutte le città prese in considerazione vedono un aumento dei pignoramenti che supera il dieci per cento rispetto all’anno precedente. Un terzo del reddito

Una situazione determinata dalla forte crisi economica che, secondo l’associazione dei consumatori, «porta sempre più famiglie a non poter onorare le rate dei mutui, impegno sempre più gravoso che mangia il 33 per cento del reddito e si traduce, per almeno 350 mila nuclei, in un rischio reale di insolvenza». L’allarme lo ha lanciato anche la Banca d’Italia, che ha condotto una ricerca utilizzando i dati dell’indagine Eu-Silc (Community Statistics on Income and Living Conditions) raccolti da Eurostat nel 2007: quasi il 5 per cento delle famiglie con un mutuo sulle spalle è insolvente.

È il valore più alto dei sette Paesi presi in considerazione nello studio. Nel 2007 la crisi era solo all’inizio e, secondo le stime dell’Adusbef, la situazione è peggiorata con un aumento dei pignoramenti negli ultimi tre anni superiore al 60 per cento: 28 mila le procedure avviate nel 2010 che, sommate alle 21 mila del 2009 e alle ventimila del 2008, «potrebbero far sparire una città delle dimensioni di Monza», sottolineano ancora dall’Adusbef. Mentre ovunque si moltiplicano, per contro, le vendite di immobili nelle aste giudiziarie.

L’accusa alle banche
L’associazione punta il dito contro i poteri forti e «l’avidità dei banchieri che, dopo aver creato montagne di denaro dal nulla e spacciato derivati avariati per guadagnare lauti bonus e ricche prebende, hanno addossato ai contribuenti ed agli Stati, costretti a indebitarsi per salvare le banche dai fallimenti, l’avventurismo finanziario d’azzardo, costato finora oltre quattromila miliardi di euro». Così, nonostante la caduta dei tassi di interesse, i più bassi dal primo dopoguerra, e la conseguente diminuzione dei costi dei mutui a tasso variabile, si consolida il boom dei pignoramenti e delle esecuzioni immobiliari. «Il pericolo è più grande di quanto immaginiamo», dice Alessandro Di Benedetto, presidente dell’Adusbef Piemonte. Spesso infatti il non riuscire a pagare le rate del mutuo innesca una catena negativa che si ripercuote sull’intera famiglia, coinvolgendo anche i parenti. «Proprio due giorni fa - racconta ancora ad esempio Di Benedetto - una signora è venuta a chiederci aiuto perché le era stata sequestrata la casa, ma non solo. Visto che il debito era superiore al valore dell’immobile, il pignoramento è stato esteso all’abitazione dei genitori che avevano fatto da garante. Serve un aiuto dalle istituzioni a tutti i livelli - conclude -. La manovra Tremonti, che dà la possibilità di congelare i mutui per un anno, serve solo a rimandare il problema».

Le soluzioni
L’Adusbef invoca con urgenza un decreto «salva-famiglie», anche con sgravi fiscali di almeno 1.500 euro per i redditi sotto i 25 mila euro a favore dei lavoratori a reddito fisso e dei pensionati, in modo da «attutire le gravi ricadute sull’economia reale - spiegano - che già sconta una recessione da economia di guerra che diventerà sempre più pesante nei prossimi mesi».


LaStampa

0 commenti:

Posta un commento