MILANO - A Niguarda, è nato Matteo, figlio di una cingalese di 30 anni, entrata in coma il 3 novembre, a causa di una meningite fulminante. I medici avevano dichiarato la "morte cerebrale" della donna e per lei non c’era più nulla da fare, ma per salvare il piccolo, i medici insieme al padre, hanno deciso di tenerla in vita, per permettere al bimbo di crescere nella pancia della mamma e venire al mondo.
Allo scadere della 29esima settimana di gestazione, è nato Matteo, che pesa un chilo e 140 grammi. Il padre, 38 anni, anche lui originario dello Sri Lanka, che fa il custode in un palazzo in zona Porta Romana, è straziato dal dolore per la perdita della moglie ("sono cattolico e donerò i suoi organi"), un dolore mitigato dalla gioia di aver salvato il piccolo Matteo, che crescerà con la sorellina Elisa, di tre anni e mezzo.
La tragedia di questa coppia di cingalesi è nata ai primi di novembre quando lei è stata colpita da febbre alta, che il medico di famiglia ha consigliato di curare con un antipiretico. Quando la situazione si è aggravata per la mamma di Matteo non c’è stato nulla da fare. Se non tenerla in vita in attesa della nascita del piccolo. Fino al 14 dicembre è stata curata al San Paolo, poi trasferita al Niguarda. E, dopo la nascita di Matteo, è iniziato il conto alla rovescia per la giovane mamma cingalese, i cui organi daranno speranza di vita ad altre persone.
Repubblica
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