Dopo le parole dell’ad Fiat Sergio Marchionne da New York - in sostanza ha ripetuto che senza accordo sindacale e consenso dei lavoratori l’investimento alle Carrozzerie di Mirafiori non si fa – arriva dalla Fim torinese un appello ai segretari generali di Fim e Uilm a «riprendere urgentemente il confronto per arrivare ad una ipotesi di accordo», dicono i segretari torinese e regionale Chiarle e Sansone. E si rifanno al venerdì nero della rottura: «Soluzione che la trattativa aveva quasi individuato. Ora i chiarimenti sono stati fatti e la decisione Fiat di non aderire a Confindustria è un elemento, negativo, ma di chiarezza».
Da Torino partono appelli, ma intanto il tavolo romano in Federmeccanica del 15 – convocato senza la Fiom per incominciare a lavorare sul contratto dell'auto – è stato rinviato a data da destinarsi. Forse al giorno successivo. Si vedrà. Da quell’incontro dovrebbe uscire l’avvio del processo per arrivare al nuovo contratto, ma è a Torino che le cose si possono sbloccare. Dice la Fim: «Proprio l’accordo di Mirafiori può dare il segnale di come tenere agganciata la costituenda joint venture, priva sino al 2012 di dipendenti, al contratto nazionale».
La strada maestra, dunque, ripasserebbe di nuovo da Torino e da Mirafiori. Lo pensa anche Roberto Di Maulo della Fismic: «Dopo le parole di Marcegaglia e Marchionne, immagino che anche Fim e Uilm siano finalmente convinte che l’accordo si deve firmare sul testo che si era raggiunto venerdì, con una clausola che sancisca l’aggancio della newco al contratto dell’auto quando ci saranno sia l’una sia l’altro».
E anche Eros Panicali della Uilm racconta che i lavoratori sono «molto preoccupati che l'investimento possa saltare e chiedono di riaprire la trattativa». Sarebbe questo a essere emerso dalle assemblee di ieri tenute da Fim e Uilm. La Fiom contesta la massiccia presenza di impiegati, gli altri ribattono che è bene che partecipino.
Marchionne ha anche detto che serve il consenso dei lavoratori e che forse i 2500 che hanno firmato una petizione Fiom - che non vuole una riedizione di Pomigliano – non sono stati bene informati. Il segretario Fiom, Federico Bellono, commenta: «Anche noi riteniamo che il consenso dei lavoratori sia fondamentale. Vogliono l’investimento, ma vogliono anche che si tenga conto dei loro problemi e della loro fatica. Non si possono trattare come Pierino la peste che se fa i capricci non gli si compra più il gelato». E sul contratto dell’auto dice: «Per i lavoratori il contratto collettivo è una garanzia e vedo, dalle titubanze di Fim e Uilm nazionali che i dubbi non sono solo nostri».
Per l’Associazione Quadri Fiat «non c’è più tempo per ambiguità, distinguo e incertezze; è arrivato per tutti il momento della responsabilità e si devono superare, senza esitazioni le riserve che hanno portato all’interruzione».
E una offerta al sindacato arriva dalla Unionmeccanica dell' Api: è pronta a aprire una discussione per arrivare in tempi brevi ad un contratto per la filiera dell’auto. E' un tentativo di dare una mano coinvolgendo anche le imprese medie e piccole che sono fuori da Federmeccanica e aderiscono all'Api in un nuovo scenario contrattuale. Dice il presidente Giovanni Di Donato: «Il nostro contratto ci permette di arrivare ad accordi territoriali autonomi recependo le esigenze delle imprese, favorendo lo sviluppo della produzione e dell’occupazione».
LaStampa
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