mercoledì 13 ottobre 2010

CASO SANTORO, IL DG RAI MASI SOSPENDE ANNOZERO


Tre settimane di riflessione. Oggi l’attesa sentenza. A emetterla sarà il direttore generale della Rai, Mauro Masi, contro Michele Santoro. Colpevole - a suo dire - di averlo apostrofato con un «vaffan...bicchiere» in diretta televisiva lo scorso 23 settembre, in occasione della prima di «Annozero». E ieri, nella stanza del direttore generale - dopo tre settimane di ipotesi e ventilate sanzioni - il Dg da un lato, e gli avvocati dello «Studio legale Pessi» dall’altro avrebbero trovato la «quadra» per la sanzione disciplinare da infliggere al conduttore di «Annozero».

Non il licenziamento (che Masi aveva ventilato), ovviamente, perché i consiglieri della Rai non sono mai sembrati inclini all’ipotesi, ma la sospensione. Una, o due, puntate. Insomma, il massimo della sanzione, che prevede fino a dieci giorni di stop con il rischio che due puntate del programma possano restare nel cassetto. Linea dura? Chissà. Di fatto, i provvedimenti disciplinari che rientrano nelle competenze del capo azienda sono tre: il richiamo orale, quello scritto e la sospensione. Non il licenziamento, che può essere proposto, ma deve avere il via libera del cda.

Un’operazione ardita, quindi, che in caso di bocciatura, avrebbe generato rischi di permanenza anche per il Dg. A maggior ragione, visto che sia i consiglieri di centro-sinistra che quelli di centro-destra della Tv pubblica (che pure avevano censurato le considerazioni del giornalista) avevano fatto capire di essere contrari. E lo avevano, di fatto, sancito all’indomani di quella puntata del 23 settembre, quando il Dg con una dichiarazione sostenne che «la questione dovrà essere affrontata in tutta la sua gravità in Consiglio di Amministrazione della Rai al più presto», salvo poi le puntualizzazioni dei consiglieri che ribadirono che «non spetta al cda comminare sanzioni disciplinari».

Oggi, dunque, un altro step di uno scontro lunghissimo. Da una parte Mauro Masi dall’altra Michele Santoro, che naturalmente potrà opporsi alle eventuali decisioni del direttore generale, ricorrendo anche al giudice del lavoro. E gli argomenti a Michele Santoro non mancheranno. A partire dall’analisi di quella sua frase finale dello scorso 23 settembre che recitava testualmente: «Ora dimenticate Santoro, dimenticate tutto. Se viene un direttore e vi dice: ogni bicchiere deve avere un marchio di libertà ex ante, voi che rispondete: ma ‘vaffa...nbicchiere». E quel «un direttore» per Santoro, ma anche per chi sarà chiamato a valutare il ricorso potrebbe non specificatamente riguardare Mauro Masi.

Non solo, Santoro potrebbe anche sostanziare le sue tesi con gli argomenti rappresentati durante la conferenza stampa di presentazione del suo programma: le difficoltà e le incertezze che da sempre accompagnano i suoi programmi, le polemiche sul contraddittorio, la mancanza di contratti per i suoi collaboratori, vedi Travaglio, ma non solo. Insomma, considerazioni che per Santoro da sempre fanno rima con mobbing. E c’è da scommettere, che qualsiasi saranno le decisioni lo scontro dentro e fuori viale Mazzini non si arresterà. Salvo colpi di teatro dell’ultim’ora.


(LASTAMPA.it)

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