domenica 17 ottobre 2010

PACE, OGGI GLI ADULTI POSSONO SOLO TACERE E ASCOLTARE


Piazza San Carlo piena di ragazzi entusiasti e, tra loro, una rappresentanza di quegli adulti invitati ad ascoltare le richieste di giustizia sociale, di pace e solidarietà che dai giovani arrivano e che il Sermig raccoglie e organizza.

«Senza diritto di parola e obbligo di ascolto» il presidente della Regione Cota, il cardinale Poletto, il vicepresidente del Csm Vietti, il vescovo ausiliare de L’Aquila D’Ercole, il vescovo di Teramo Seccia, sindaci, personalità. Il Mondiale dei Giovani per la Pace organizzato da Ernesto Olivero, ieri pomeriggio nel cuore bello della città, è stato un lungo momento «visionario», carico di tensione ideale, ma anche di certezza che il mondo può migliorare.

«Se “io” ci metto la faccia, se “io” ci sto». Tanti, ininterrotti, i momenti toccanti. Come l’arrivo in centro della marcia «Porta Palazzo porta pace», partita dall’Arsenale di piazza Borgo Dora con giovani giunti da tutta Italia e residenti italiani e stranieri del quartiere. Poi, testimonianze. Dal palco le sorelle somale Hamdi e Fathia hanno raccontato la loro fuga dalla guerra nel deserto e per mare, la speranza della loro madre di mettere in salvo almeno due dei suoi figli. Registrato in video, invece, il racconto di Luca, 22 anni, schizofrenico per l’uso di cannabis. «L’erba - ha detto - ti invade lo spazio vitale». E Leo, che racconta la vita senza luce e giustizia nelle vele di Scampia. Sul palco c’è Vahid, 27 anni, dell’Azerbaijan iraniano, diventato cieco per le pallottole sparate dalla polizia sulla folla durante una manifestazione. Vahid ricorda che «in Iran i giovani non hanno diritto di scegliersi il futuro.

Il governo li sente una minaccia. Io che sono qui devo ricordarvi che tutti i giovani hanno diritto alla libertà. Bisogna che anche voi ci crediate e che diffondiate queste mie parole». Anche la musica di questa giornata - dedicata a Cecilia Gilardi, la ragazza torinese morta un anno fa a 17 anni in un incidente in motorino - sono urla, richieste di ascolto. «I nostri canti spiegano tragedia e speranza», dice Olivero presentando «La ragazza dell’Onda Verde», sulle indicibili sofferenze di una ragazza, ancora iraniana, ospite del Sermig. Il «patto tra generazioni per cambiare direzione, per andare verso un tempo nuovo... in cui capire i problemi degli altri e farli diventare opportunità», di cui ha parlato Olivero, gli oltre diecimila che la pioggia non è riuscita a disperdere, che hanno esultato e applaudito per ore, hanno dimostrato di averlo sottoscritto.

Dal mondo degli adulti hanno ricevuto parole rassicuranti e di incoraggiamento: dal presidente Napolitano (che ha donato un medaglione al Sermig), dai presidenti di Senato e Camera Schifani e Fini, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta, dal ministro della Gioventù Meloni. Il nuovo arcivescovo Nosiglia, ha affidato un messaggio ai 450 giovani della diocesi di Vicenza venuti a Torino.

E testimonianze vere e solide di impegno per un mondo più giusto sono state pronunciate sul palco da torinesi impegnati in istituzioni in dialogo con la gente: Pietro Buffa, direttore del carcere torinese, Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana, Carlo Degiacomi, direttore e ideatore del Museo A come Ambiente, il sindaco di Piossasco Roberta Avola Faraci. «Noi abbiamo invitato tutti i segretari dei partiti politici, spero - ha detto alla fine Olivero - che siano tra voi. Sapevano che qui non ci sarebbero state passerelle. Se non ci sono è triste: la chiave della politica è ascoltare i giovani». Sul palco musica. E l’annuncio: «Il futuro siamo noi».


(LASTAMPA.it)

0 commenti:

Posta un commento