martedì 26 ottobre 2010

TERZIGNO, INDAGA L'ANTIMAFIA, POSSIBILI INFILTRAZIONI CAMORRA


«Bisogna continuare a lavorare per raggiungere i risultati e gli obiettivi che ci si è posti con l'accordo». È l'indicazione giunta da Silvio Berlusconi, secondo quanto riferito dalla Protezione Civile, nel corso di una telefonata fatta dal presidente del Consiglio alla prefettura a Napoli nel corso di un vertice sull'emergenza rifiuti. E cresce il timore di infiltrazioni camorristiche nelle proteste.

BERTOLASO - «L'apertura di una nuova discarica non è vicina, nel modo più assoluto, non è immediata». Lo ha detto il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso al suo arrivo nella prefettura napoletana. «Con la situazione attuale si va avanti fino alla prossima primavera, all'estate». La «situazione attuale» sarebbe lo smaltimento mediante il termovalorizzatore di Acerra e la discarica di Chiaiano. «Il dopo - ha precisato - dovrà essere portato avanti dalle autorità locali, io sono qui per dare una mano. Nella legge sono indicate altre località - ha detto ancora - c'è un ampio margine per trovare alternative».

ACCORDO - Bertolaso ha comunque intenzione di procedere al rispetto unilaterale del documento preparato venerdì sera in prefettura a Napoli, prima condiviso e poi ripudiato dai sindaci interessati, a seguito delle pressioni delle comunità di Terzigno e Boscoreale contrarie all’apertura di una nuova discarica. I prelievi e la bonifica di cava Sari saranno dunque completati come annunciato. Ma al termine dei tre giorni di moratoria indicati dal capo della Protezione civile, tra martedì e mercoledì prossimi, riprenderà lo sversamento dei rifiuti nella discarica. A questo proposito, secondo voci non ancora confermate, già nelle prossime ore potrebbero arrivare camion con terreno vegetale per la copertura dei rifiuti e la preparazione al nuovo sversamento. «Auspico un ripensamento dei sindaci - ha dichiarato Bertolaso -, ho detto che avremmo dato seguito unilateralmente al documento e sono convinto che, dopo questa dimostrazione di serietà, pacatezza e saggezza, si troverà l'accordo. Se i sindaci dei paesi vesuviani vengono qui sono benvenuti. In questo momento alcuni sono a Terzigno con i nostri tecnici, altri sono qui a lavorare con noi».

MARONI - Intanto però tiene banco la questione sicurezza. Dopo l'assalto a due pattuglie della polizia, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, alza i toni. «A Terzigno - ha detto - ci sono stati atti di vera e propria violenza nei confronti delle forze dell'ordine e questo non è più accettabile: per cui faccio un invito a tutti a deporre le armi, altrimenti credo che sarà necessario intervenire in modo più duro di quanto non si sia fatto finora» . Il capo del Viminale ha sottolineato che «le forze dell'ordine si stanno comportando con grande prudenza e grande responsabilità» e che «attaccarle di notte a sprangate e a sassate mi sembra non sia degno di un confronto duro ma responsabile». E ancora: «Le indagini devono capire chi sono questi gruppi di violenti: io credo che nulla abbiano a che fare con la protesta se non per strumentalizzare, creare incidenti e disordini, farci scappare il morto: noi non lo consentiremo e stiamo verificando se c'è qualche collegamento tra questi gruppi e le associazioni criminali».

CAMORRA - Maroni ha precisato che a suo parere i cittadini che scendono in piazza «non sono camorristi come qualcuno ha detto, ma c'è la rivolta di un paese che non vuole la discarica e poi ci sono gruppi di violenti che se la prendono con la polizia». Ma in serata le parole del ministro sono scavalcate dalla Direzione distrettuale antimafia. La Dda della procura di Napoli, infatti, ha aperto un fascicolo su probabili infiltrazioni della camorra. Le ipotesi di reato, a quanto di è appreso, si riferiscono a danneggiamenti, resistenza a pubblico ufficiale, detenzione di armi, interruzione di pubblico servizio aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosi. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Rosario Cantelmo. Secondo indiscrezione, gli inquirenti avrebbero raccolto elementi relativi a infiltrazioni camorristiche soprattutto in riferimento agli ultimi episodi di scontri con le forze dell'ordine.

LA RUSSA: PRONTO L'ESERCITO - Dal canto suo il ministro della Difesa Ignazio La Russa si è detto pronto è pronto a un ulteriore impegno dei militari per affrontare l'emergenza rifiuti qualora il governo dovesse richiederlo. Il ministro ha ricordato come i militari siano «già in Campania. Ce n'erano 700 all'inizio dell'emergenza - ha detto - ne sono rimasti 270. Se il governo ritenesse di chiedere un intervento delle forze armate in numero superiore, noi siamo pronti». La Russa non ha comunque mancato di rilevare che «non c'è bisogno dell'esercito per utilizzare il pugno più duro. Polizia e Carabineri sanno essere adeguati a ogni esigenza senza mai travalicare il diritto».

L'ASSALTO ALLE PATTUGLIE - Le parole dei due ministri sono arrivate dopo la prima notte senza scontri di massa a Terzigno, ma caratterizzata comunque da un nuovo episodio di violenza. Due pattuglie della polizia sono state aggredite infatti nel centro di Boscoreale da alcuni sconosciuti. Un agente è rimasto ferito a un occhio. Tre persone sono state fermate con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e violenza. I poliziotti erano a bordo di due autocivette riconosciute dai teppisti. L'aggressione è avvenuta lontano dalla rotonda Panoramica, diventata il quartier generale dei manifestanti. Secondo quanto si è appreso, le due pattuglie di agenti in abiti civili si trovavano lungo una delle strade del centro di Boscoreale, quando sono state accerchiate da un gruppo di persone, in prevalenza giovani, che hanno iniziato ad aggredire i poliziotti. Sul posto sono giunti rinforzi. In via Zabatta, invece, l'accesso alla contestata seconda discarica è stato sempre presidiato da centinaia di agenti in assetto antisommossa.

MANIFESTAZIONE PACIFICA - Comunque sia, a manifestare invece il proprio dissenso in nottata a Terzigno nel tradizionale assembramento alla rotonda di via Panoramica c’era solo tanta gente comune. Pacifica, ma non meno decisa a mantenere un presidio a oltranza, fino alla rinuncia per decreto, da parte del governo, alla discarica di cava Vitiello. I «falchi» della protesta, insomma, hanno deciso di non cedere alla tentazione del compromesso, giudicando positiva l’apertura di un tavolo tecnico ma ponendo una condizione irrinunciabile: occorre revocare con un decreto la legge 123 che stabilisce l’apertura della seconda discarica nel paese campano, dopo quella di cava Sari. Un impegno formale che Bertolaso, per il momento, non è in grado di poter garantire.


(CORRIERE.it)

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