sabato 23 ottobre 2010

LODO ALFANO, RIDUCE L'INDIPENDENZA DEL QUIRINALE


Lo stop di Napolitano si fa sentire. Quelle "profonde perplessità" sull'estensione al capo dello Stato del cosiddetto 'scudo' giudiziario previsto dal Lodo Alfano 1, scuotono la giornata politica. Ad esprimerle è lo stesso presidente della Repubblica, in una lettera inviata al senatore Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, dove è in corso l'esame della proposta di legge costituzionale.

"Visto l'esito della discussione svoltasi sulla proposta di legge costituzionale e nell'imminenza della conclusione dell'esame referente - scrive Napolitano delle cui perplessità ha dato conto Repubblica 2 - ritengo di dover esprimere profonde perplessità sulla conferma da parte della commissione della scelta d'innovare la normativa vigente prevedendo che la sospensione dei processi penali riguardi anche il presidente della Repubblica. Questa previsione non era del resto contenuta nella legge Alfano da me promulgata il 23 luglio 2008".

Nella lettera Napolitano ribadisce di voler restare "estraneo" all'elaborazione della legge. Ma osserva come lo scudo giudiziario per il capo dello Stato ne riduca l'indipendenza. "Come già ribadito più volte, è mia intenzione rimanere estraneo nel corso dell'esame al merito di decisioni delle Camere, specialmente allorché - come in questo caso - riguardino proposte d'iniziativa parlamentare e di natura costituzionale", scrive Napolitano.

"Non posso peraltro fare a meno di rilevare - sottolinea - che la decisione assunta dalla commissione incide sullo status complessivo del presidente della Repubblica riducendone l'indipendenza nell'esercizio delle sue funzioni". Andando inoltre contro l'articolo 90 della Costituzione. Mettere il capo dello Stato accanto al premier, scrive Napolitano, "consente al Parlamento in seduta comune di far valere responsabilità penali del presidente della Repubblica a maggioranza semplice anche per atti diversi dalle fattispecie previste dall'articolo 90 della Costituzione". Una possibilità esclusa dalle norme vigenti, dalla prassi, e pure dalla legge Alfano del 2008. Insomma, conclude Napolitano, c'è una "palese irragionevolezza".

Le reazioni. II presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, condivide le "perplessità" del Colle: "Non ci può essere un atto parlamentare che deliberi su una situazione o una condizione che riguarda il presidente della Repubblica: ciò sarebbe di certo un'interferenza, limiterebbe l'indipendenza del capo dello Stato". Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il Parlamento deve "tenere di conto" le parole di Napolitano.

Dura la reazione dell'Idv: "Se neanche di fronte alle fondate osservazioni del Quirinale Berlusconi si arrende significa che siamo di fronte a un tentativo di golpe" attacca il presidente dei senatori, Felice Belisario. Per il Pd la maggioranza si deve fermare e ritirare "il mostro giuridico". Mentre il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini annuncia l'astensione in Aula e precisa: "E' indispensabile tenere conto delle preoccupazioni di Napolitano".

In serata arriva la replica del Pdl: "Osservazioni del Colle non troveranno indifferente il nostro gruppo parlamentare", affermano in una nota congiunta Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vicecapogruppo del Popolo della libertà al Senato preannunciando modifiche al testo. Per questo i due assicurano che si faranno "carico di sollecitare la commissione affari costituzionali affinché l'ipotizzata misura dell'autorizzazione parlamentare venga soppressa dalla proposta di legge in discussione".

"E' Inutile che il Pdl pensi a modifiche, la norma va solo ritirata", ribatte il senatore Francesco Pancho Pardi, capogruppo dell'Italia dei valori in commissione Affari costituzionali.

Fini: "Io premier? Ipocrita tirarsi indietro". "Mi pare però che siano superficiali gli attacchi a Fli 3", dice Fini rispondendo a una domanda sul sì di Futuro e Libertà sul Lodo Alfano in commissione al Senato che ha generato malumori nella base del suo movimento. "A Mirabello fui chiaro ed esplicito. Mi sono andato a risentire e cioè 'mai più leggi ad personam'. Noi non siamo disponibili a una legge che garantisca l'impunità e favorisca una persona - prosegue il presidente della Camera - ma siamo favorevoli ad una legge che tuteli la funzione del presidente del Consiglio. Questo vuol dire sospendere, non cancellare i procedimenti, (perché le indagini vanno avanti), finché il premier dura in carica".

Poi un avvertimento al governo, sul complesso dei provvedimenti che riguardano la giustizia: "Credo sia interesse del ministro Alfano coinvolgere preventivamente Futuro e Libertà nella preparazione del ddl Costituzionale sulla giustizia 4, che ha un iter lungo, in quattro letture. Vedremo quale testo sarà presentato in Cdm, se ci sono emendamenti e che sorte avranno, solo al termine, per dovere di serietà, si potrà esprimere un giudizio".

L'attenzione si sposta sull'esecutivo e sullo stato di salute della maggioranza. Fini invita Berlusconi ad occuparsi dell'oggi e a "governare". Per il futuro c'è tempo: "Dice che vuol candidarsi nel 2013? La notizia sarebbe stata se avesse detto che non si ricandidava, comunque il 2013 è lontano". Inevitabile la domanda sul futuro del presidente della Camera: "Io candidato premier? In una democrazia la scelta la fanno gli elettori. Sarei ipocrita se mi tirassi indietro, ma ho realismo, senso della misura, piedi per terra".


(REPUBBLICA.it)

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