lunedì 25 ottobre 2010

GABANELLI ALL'ATTACCO DELL'ASCESA DI TREMONTI


Stavolta è toccato alla Finanziaria, ai tagli, ai conti pubblici, ma anche all’ascesa di Giulio Tremonti a super ministro dell’Economia italiana. Dopo gli investimenti a Antigua di Silvio Berlusconi, stavolta la giornalista Milena Gabanelli nella sua seconda puntata di «Report» ha messo sotto la lente di ingrandimento la manovra economica varata dal governo, ma anche le parcelle milionarie elargite dalla Bell del finanziere Emilio (Chicco) Gnutti all’ex studio di Giulio Tremonti (oggi Studio Vitali, Romagnoli, Piccardi) per il contenzioso con il fisco italiano sui ricavi della vendita di Telecom. Insomma, dice la Gabanelli aprendo la puntata «vediamo come si è deciso di tagliare, e come si farà. Ma visto che il ministro Tremonti ha un passato da tributarista, certo saprà dove si nascondono le insidie».

Si parte dai 25 miliardi di tagli (Polizia, Vigili urbani) alla sanità (spesa sanitaria, farmaci, medici e infermieri), alla scuola, per spiegare come 50 milioni di questi siano, invece, finiti a ristrutturazioni di Chiese, associazioni, alla scuola padana Bosina (100 mila euro). Dunque, dossier, riscontri, interviste.
Ma anche tesi finalizzate a voler dimostrare come il ministro dell’Economia (da sette anni su 10 al governo) sia ancora - almeno secondo le ricostruzioni di "Report" - parte attiva del noto studio tributarista, nonostante le lettere di smentita e di diffida inviate dai legali ai piani alti di viale Mazzini. Diffide, dunque, che come nel caso dell’avvocato del premier, Niccolò Ghedini sul caso Antigua non hanno mutato la sostanza dell’inchiesta. Un’inchiesta nello stile di "Report", per la quale la giornalista aveva chiesto un’intervista al ministro Tremonti, ma che non è stata concessa.

Tensione, quindi, alle stelle. Non foss’altro perché il ministro Tremonti è anche l’azionista (in quanto Tesoro) della Rai che indica 2 su 9 consiglieri di viale Mazzini (uno di questi sarà nominato presidente della Tv pubblica) ma anche il direttore generale, che poi dovrà essere votato dal cda a maggioranza. Insomma, nella mani del Tesoro c’è la Rai. Tant’è che nei giorni scorsi sono giunte due lettere di studi legali a Viale Mazzini, che lo stesso direttore generale, Mauro Masi ha girato anche al direttore di Raitre, Paolo Ruffini.

E così, c’è già chi pensa al dopo puntata. Cosa accadrà? Di certo nelle stanze di viale Mazzini c’è chi fa notare che dopo le richieste di danni avanzate dagli avvocati del premier, ora potrebbe esplodere la grana Tremonti. Per questo al settimo piano c’è chi già grida: «Ma chi paga i danni?». E riemerge l’opzione, del ritiro della "tutela legale" per Milena Gabanelli. Non solo, c’è già chi a sostegno della tesi riapre le pratiche sulle richieste risarcitorie in ballo nei confronti della Rai. Tra queste, quella della compagnia telefonica "Tre" (comprensiva di altri soggetti) pendente in Tribunale (sentenza prevista per il prossimo maggio 2011) per una richiesta di risarcimento record: 80 milioni di euro.

Una cifra che a molti in viale Mazzini toglie il sonno. Al punto che qualcuno auspica una transazione. Transazione, che secondo alcune correnti di pensiero interne porterebbe, però, ad azzerare alcune pendenze dell’operatore telefonico nei confronti della Rai per svariati milioni di euro.

Rai, dunque, al centro dello scontro. Non solo interno ma anche politico. Tant’è che se per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani «la Rai sempre sul lettino dello psicanalista», per il sottosegretario alla Presidenza Paolo Bonaiuti, «la colpa è di decenni di dominio assoluto della sinistra».


(LASTAMPA.it)

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