venerdì 29 ottobre 2010

TORINO, ANZIANI MALATI, RADDOPPIATE LE LISTE D'ATTESA


A Torino non era mai successo, o quasi. In una città che sta invecchiando, dove quasi un cittadino su cinque ha più di settant’anni, nelle residenze per anziani ci sono posti vuoti. Sarebbe una buona notizia, se non fosse che i letti sono immacolati perché mancano i soldi per tenerli occupati. Ci sono duemila anziani torinesi in coda per un posto in una residenza socio-assistenziale, e ce ne sono quasi seimila che aspettano personale specializzato che li venga ad assistere a casa e, nell’attesa, si reggono sulle spalle dei parenti o vengono sballottati da un ospedale all’altro.

Torino è una città con ottomila persone - equamente divise sulle due aziende sanitarie - che al momento non ricevono il sostegno cui avrebbero diritto. L’anno scorso erano quasi la metà. Hanno effettuato le visite mediche previste dalla legge; si è stabilito che hanno la necessità - e i requisiti - per avere un’assistenza domiciliare o un posto in una Rsa. E invece nulla, perché il sistema sanitario nazionale è in bolletta: lo Stato taglia i trasferimenti alle Regioni, che a loro volta sforbiciano sui bilanci, e le Asl sono costrette a ridurre i servizi. Solo un anno fa le liste d’attesa erano molto meno massicce: cinquemila casi in tutto.

Oggi siamo a ottomila. «Siamo sull’orlo del baratro», per dirla con le parole delle associazioni che seguono minori, anziani e disabili. Ieri si sono ritrovate in Comune, convocate dalle commissioni Assistenza e Pari opportunità presiedute da Domenica Genisio e Lucia Centillo, insieme con il direttore dell’Asl To1 Ferruccio Massa e il commissario dell’Asl To2 Giacomo Manuguerra. E hanno snocciolato i dati di un fenomeno preoccupante. Nell’ultimo anno l’Asl To2, che ha chiuso il 2009 con un disavanzo di 32 milioni e ora è in mano al commissario, ha visto crescere le richieste di ricovero in residenza da 1760 a 1841, e i casi di anziani da assistere a domicilio da 2680 a 3170.

All’Asl To1 viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Peccato che i piani di rientro imposti per contenere i deficit di bilancio abbiano costretto le aziende a ridurre drasticamente i servizi di assistenza a domicilio e ricovero in residenza, mentre - almeno per ora - non si registrano difficoltà su minori e disabili.

Oggi, prima di ottenere il posto in residenza cui si ha diritto, si deve aspettare un anno e mezzo. L’anno scorso Comune e Asl hanno stretto un accordo per far fronte all’emergenza: le aziende sanitarie avrebbero dovuto stanziare 14 milioni di euro ciascuna e Palazzo Civico 22, per provare ad arginare l’impennata delle liste d’attesa. Poi sono piombati i piani di rientro e tutto è saltato. «Il problema è qui», spiega l’assessore ai Servizi sociali del Comune Marco Borgione, «oltre al fatto che negli ultimi anni le residenze per anziani edificate in città sono state realizzate tutte dal Comune. Non una è stata costruita dalle Asl».

Il 2011 si annuncia ancora più fosco. Le cifre lasciano poco spazio all’ottimismo: «Il governo ha deciso di tagliare i fondi alla sanità», spiega Genisio. «La Regione farà altrettanto. E i Comuni non potranno toccare palla, perché residenze e domiciliarità sono interventi in capo al sistema sanitario nazionale. Così i posti nelle strutture restano vuoti. Perché occuparli costa».


(LASTAMPA.it)

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