mercoledì 27 ottobre 2010

TORINO, LO STRAORDINARIO CASO DEI TRE GEMELLI MONOZIGOTI


Enrica Bonino adesso lo ammette candidamente: «Io e mio marito abbiamo passato un weekend di choc: siamo rimasti seduti sul divano senza quasi riuscire a parlare». Era un sabato di ottobre del 2009, e il loro desiderio di un altro figlio che non arrivava li aveva spinti a chiedere aiuto in un centro per la fecondazione in vitro. Per Enrica e per il marito Mauro Roux mettere al mondo il primo bimbo, Edoardo, che oggi ha 2 anni e mezzo, era già stata un’impresa.

Ma la natura, stavolta, ha cancellato tutti i loro timori e sconvolto i piani: la mattina in cui Enrica avrebbe dovuto sottoporsi al primo trattamento Fivet per dare un fratellino o una sorellina a Edoardo, l’ecografia ha rivelato una gravidanza già in corso. Una gravidanza eccezionale: uno, due, tre embrioni. Oggi si chiamano Emanuele, Federico e Filippo, sono tutti bimbi sanissimi, e la loro nascita straordinaria è raccontata sul numero del mensile di salute Ok in edicola da oggi. Avere un figlio è una gioia infinita, averne tre una rivoluzione. Mauro ed Enrica abitavano a Oulx. Il parto trigemellare è stato un cambiamento radicale, nella loro vita. Tutto è stato stravolto. Hanno anche dovuto trasferirsi a Grugliasco, dove abita la nonna materna dei bimbi, diventata sostegno fondamentale di mamma e papà Roux.

Senza provetta né stimolazione ormonale, Enrica non solo è rimasta incinta, ma l’ovulo fecondato si è «clonato» due volte: Emanuele, Federico e Filippo, nati il 23 giugno scorso, sono gemelli omozigoti, fratellini identici. Un parto rarissimo, «poiché a fronte di circa 16 mila 500 nascite l’anno in Italia - spiega la dottoressa Silvana Arduino, la ginecologa del Sant’Anna che ha seguito Enrica e il suo pancione -, i neonati frutto di parti trigemellari non superano i 350». «Li guardo addormentati nelle loro culle e non riesco a distinguerli», racconta a Ok mamma Enrica. «Riposo» è diventata una parola e un concetto sempre più vaghi, in casa, da quando sono arrivati i gemellini. «Io che avevo avuto così tanti problemi ad avere un figlio, al punto da dover ricorrere alla fecondazione artificiale, non mi sarei mai aspettata una gravidanza naturale».

E’ stata una tempesta di emozioni quando il ginecologo ha spiegato a Enrica che in grembo c’erano tre bimbi. Gioia, certo, ma anche paura. Paura di non farcela. Lei, impiegata in banca (conta di rientrare fra qualche mese), lui, 44 anni, geometra libero professionista. «Ancora oggi - spiega la dottoressa Arduino - la scienza non sa spiegare quale sia il meccanismo che porta allo sdoppiamento o alla triplicazione di una cellula uovo fecondata, nel caso di gemelli monozigoti». Ma per mamma Enrica ciò che conta è questo «miracolo» della vita: «Vedevo il mio corpo crescere a dismisura, ma ero felice». Dopo 34 settimane e 4 giorni Emanuele, Federico e Filippo sono venuti al mondo grazie a un parto cesareo.

Racconta ancora Enrica Bonino: «I miei bimbi sono piuttosto bravi, ma sono comunque tre. Significa, ogni giorno, «cambiare più di venti pannolini, preparare almeno sei vestitini, fare una lavatrice. Ma anche essere sempre pronti con fazzoletti, straccio e spazzolone. E bisogna sempre essere in due, perché mentre faccio il bagnetto a Filippo, qualcuno deve stare con Emanuele e Federico, o viceversa». All’inizio tutto ciò ha significato stanchezza e sconforto, «poi la consapevolezza e l’orgoglio per il grande dono ricevuto hanno prevalso su qualsiasi altro stato d’animo».


(LASTAMPA.it)

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