giovedì 18 novembre 2010

ALL'ASILO DI PINEROLO, "L'HO MESSO SOTTO IL LAVANDINO"


No, non è l’asilo degli orrori con sigarette bruciate sulle braccia dei bambini o con casi di abusi sessuali. Ma se vi fa orrore l’idea di un bambino nascosto sotto il lavandino del bagno perché urla troppo, di un altro costretto a mangiare il cibo che ha appena vomitato, di un’altra ancora apostrofata come p... o come gallina, eccovi ne «Il Paese delle meraviglie» di Pinerolo.

Le accuse contro le tre maestre d’asilo indagate per maltrattamenti sono state tutte confermate ieri di fronte al pm Ciro Santoriello. Non solo, c’è molto di più. Tanto per incominciare, due nuove testi d’accusa: due educatrici che hanno svolto il tirocinio per alcuni mesi. A seguire, una registrazione audio, realizzata da una delle due bidelle, a riprova che il bambino era stato messo sotto il lavandino da una delle tre educatrici. E un altro video, sempre con un bimbo chiuso in bagno. Il documento audio, la voce è quella di Francesca Pamfili (direttrice del nido privato, indagata insieme alle due socie Elisa Griotti e Stefania Di Maria). La bidella Francesca Monelli le dice di non aver visto il bambino nel bagno e Francesca risponde: «È proprio lì, l’ho messo io sotto il lavandino». E ancora, la maestra rivolta a due bimbe che si muovono: «Elena, siediti subito. Siediti anche tu, gallina».

Sull’episodio del lavandino esiste anche un video realizzato da una delle due bidelle con una piccola telecamera utilizzata di consueto per le recite dei bambini. Più un altro video, dove un bimbo legato al seggiolino, è sistemato tra la vasca da bagno e il lavandino. Le nuove prove arricchiscono l’impianto accusatorio delle indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Torino. Comprese le testimonianze di alcuni genitori che, incrociate con quelle dell’educatrice Alice Contini e delle due operatrici scolastiche Francesca e Margherita Monelli, portano allo stesso risultato. Come le dichiarazioni di un padre di un vivace bambino di due anni che, veniva bloccato con le braccia nel cassettone per i giocattoli. «La maestra Francesca ce l’aveva detto più volte ridendo, per cui pensavamo che stesse scherzando». E invece no. La procura ha, inoltre, accertato che il camino dentro il quale venivano messi in castigo i bambini è più che accessibile e molto pulito.

Le tre testimoni, interrogate ieri dal sostituto procuratore davanti al capitano dei carabinieri, Paolo Iacopini, e al luogotenente Francesco Primerano, non hanno avuto esitazioni su tutta la linea. Hanno spiegato le dimissioni con due ragioni: non essere coinvolte in episodi di mancanza di sorveglianza e il disagio provato per come venivano trattati lì dentro i bambini. Motivazione, quest’ultima, inserita dalle sorelle Monelli anche nella lettera di dimissioni. Ma non venne firmata dalle tre titolari del nido. Risposero che un consulente del lavoro le aveva consigliate di far scrivere come motivazione delle dimissioni «motivi personali». Per gli inquirenti, la sua posizione resta da verificare. La notizia delle due nuove testi della registrazione audio non era presente nell’ordinanza di sequestro dell’asilo nido perché giunta agli inquirenti successivamente alla richiesta al gip. Le due educatrici, una di 26 anni, l’altra di 23, lavorarono al Paese delle meraviglie da giugno ad agosto 2009 e nel gennaio e febbraio 2009 (la più anziana) e nel gennaio e febbraio 2009 (la più giovane).

Il collegio dei difensori, composto dal professor Mauro Ronco e dagli avvocati Mirella Bertolino, Cristina Botto e Davide Richetta, ha consegnato al pubblico ministero una memoria difensiva nella quale si tende a screditare la credibilità di una delle tre ex dipendenti. Domani pomeriggio il pm interrogherà le tre educatrici.


(LASTAMPA.it)

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