martedì 2 novembre 2010

IL PDL A FINI, "O CON NOI O APRA LA CRISI"


"Silvio Berlusconi non farà un passo indietro, Fini stia con noi o si assuma la responsabilità della crisi". Il vertice del Pdl risponde a stretto giro di posta al presidente della Camera che aveva chiesto le dimissioni del premier se la vicenda della telefonata da palazzo Chigi verso la questura di Milano per "salvare" Ruby, la giovanissima protetta del premier, si rivelerà vera. I capigruppo del Pdl lo scrivono in una nota ufficiale mentre il Cavaliere ne parla con Bruno Vespa: "Una mia defezione procurerebbe danni seri al Paese". Quasi nelle stesse ore, per bocca di Roberto Calderoli, la Lega alza un fuoco di sbarramento contro un sempre più ventilato governo tecnico: "Sarebbe un golpe, sarebbe legittima una rivolta del popolo".

Un'altra giornata di nervosismi nella maggioranza, dunque con l'ombra di un governo tecnico che si allunga sull'esecutivo. Soprattutto dopo le parole pronunciate da Fini sul caso Ruby. Eventualità che la maggioranza vede come il fumo negli occhi: "Spero che quelle del presidente della Camera siano solo battute. Ma se qualcuno provocasse una crisi di governo l'unica via sarebbe quella del voto" dice il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto.

Con una nota i capigruppo di Senato e Camera del Popolo della Libertà, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, fanno cerchio intorno al premier: "Berlusconi non intende compiere alcun passo indietro perché non esiste alcuna ragione per farlo. Si tratterebbe solo di una fuga dalle responsabilità, che invece impongono di procedere senza indugi nell'attività di un governo voluto dalla maggioranza degli elettori e al quale il Parlamento ha recentemente rinnovato la sua fiducia".

Un passo indietro e sarebbe la crisi, così, in coro, i tre capigruppo chiedono che: "Fini faccia le sue valutazioni: o confermare l'appoggio al governo o prendersi la responsabilità di una crisi", poi si augurano che la scelta "dell'on. Fini vada nella prima direzione, di carattere positivo e costruttivo. Nel secondo caso - sostengono - non ci si potrebbe stupire se la crisi finisse per condurre dritto alla elezioni. Come è stato autorevolmente affermato, infatti, non esistono governi 'tecnici' ma solo governi politici".

Secondo i tre esponenti del Pdl "in particolare, di fronte a una crisi dell'attuale esecutivo, le uniche alternative al voto sarebbero o un governo sostenuto da una larghissima coalizione, per il quale evidentemente non esistono le condizioni stante l'indisponibilità del PdL e per quanto a noi noto anche della Lega, ovvero delle due forze che insieme hanno vinto le elezioni del 13 aprile 2008; o un governo eventualmente formato da tutti coloro che quelle elezioni le hanno perse, per il quale, anche nella non scontata ipotesi che vi fosse una maggioranza in Parlamento, non esisterebbero comunque le condizioni in termini di legittimazione democratica", concludono Cicchitto, Gasparri e Quagliariello.

Ultimativi i toni del Carroccio. "Macché governo tecnico, macché Lega interessata a un governo tecnico! Io sono preoccupato che qui, profittando delle vicende personali di Berlusconi, sia in atto un colpo di Stato, ma sarebbe il golpe dei fighetta, di quelli che frignano e che non hanno voce e voti. Ma se c'è colpo di Stato la rivolta del popolo è legittima" sbotta il ministro per la semplificazione, Roberto Calderoli.

Il botta e risposta si ferma proprio su questo punto. Il vice capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto della Vedova continua a incalzare: "La Lega è l'unico vero partito 'ribaltonista' che c'è - dice -, quindi Calderoli non ha i titoli giusti per ammonire nessuno". La questione resta un'altra, per Della Vedova: "Il problema non è chiedersi cosa succederà dopo la caduta del governo, visto che il governo c'è. Il problema è quello che sta succedendo ora e non certo per responsabilità dei finiani". Parole ribadite in una presa di posizione dei capigruppo di Fli Italo Bocchino e Pasquale Viespoli: "Noi non staccheremo la spina, ma il governo deve rilanciare la sua azione".

E se per il coordinatore della segreteria Pd Maurizio Migliavacca "il governo Berlusconi è il governo degli sconfitti, il governo che ha perso la sua sfida" e che adesso dovrebbe essere sostituito da "un governo di transizione che si metta alle spalle questa esperienza e questa guida", dai finiani arriva un nuovo affondo. "Chi dice che bisogna parlare solo delle cose da fare o fatte da questo governo, fa finta di non capire che Berlusconi non è, non può essere, 'Berlusconi Silvio' privato cittadino. Sarebbe bello per lui ma non è così - dice Filippo Rossi su Ffwebmagazine, periodico online di Farefuturo -. Qualsiasi cosa voglia essere l'uomo di Arcore, gli italiani, tutti gli italiani, sono comunque coinvolti. Ed è per questo che parlare di Berlusconi è fare la cosa giusta".


(REPUBBLICA.it)

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