mercoledì 17 novembre 2010

INTERVISTA A SAVIANO, "CHE LA LEGA PARLI SULLA MAFIA AL NORD"


"Un attacco del tutto immotivato". Roberto Saviano risponde al ministro dell'Interno Maroni che ha definito "infame" la ricostruzione sulle infiltrazioni di mafia in Lombardia, terra della Lega. "Vieni via con me", alla sua seconda puntata, ha registrato un pazzesco record di ascolti. "Un miracolo", dice Saviano e la sua voce si accende. Ma c'è anche la polemica frontale con il Carroccio. Maroni e lo scrittore si stimano. Ora forse meno. Soprattutto per colpa di un passaggio nelle dichiarazioni del titolare del Viminale. Lì dove sfida Saviano a ripetere le accuse di lunedì "guardandolo negli occhi". Dice Saviano: "Una frase che mi ha molto inquietato".

Perché?
"Mi ha ricordato un altro episodio. Su Repubblica scrissi una lettera a Sandokan Schiavone dopo l'arresto del figlio. Lo invitavo a pentirsi. L'avvocato di Schiavone mi rispose: voglio vedere se Saviano ha il coraggio di dire quelle cose guardando Sandokan negli occhi. Per la prima volta, da allora, ho riascoltato questa espressione. E sulla bocca del ministro dell'Interno certe parole sono davvero inquietanti".

Si può accettare lo stesso la sfida di Maroni?
"La mia risposta è: dove e quando vuole. Posso guardare negli occhi tutti".

Quindi gli sarà concesso il diritto di replica?
"Posso dire questo. Non so che trasmissione abbia visto Maroni. Io non ho fatto altro che raccontare l'inchiesta condotta dalla Boccassini e da Pignatone. Se il ministro deve appellarsi a qualcuno, lo faccia all'Antimafia. Ho segnalato che il politico leghista incontrato dal boss Pino Nieri non è stato arrestato. Ho raccontato che la penetrazione della 'ndrangheta a Milano è gigantesca. Ho citato un'intervista di Miglio, il Professùr come lo chiamavano loro, in cui si propone di costituzionalizzare la mafia. Ma ho riconosciuto il contrasto culturale di Maroni e della Lega, in particolare quella degli esordi, verso la criminalità organizzata. Ho dato atto al ministro di un'operatività vera nei confronti della camorra. Dopo di che, dire, a ogni blitz, "stiamo sconfiggendo le mafie" è un'ingenuità, una miopia".

Anche la denuncia della politica contro i rom e contro gli immigrati era un duro attacco alla politica del Viminale.
"Noi sogniamo un'Italia diversa. Ma non facciamo un programma politico, tantomeno una tribuna politica: è narrazione. Non cerco lo scontro ideologico, non sono entrato nel merito della vicenda politica. Certo, ho raccontato una storia dal mio punto di vista. La logica secondo cui si debba, in ogni occasione, dare spazio anche al punto di vista contrario è tutt'altro che democratica. In questo modo si cerca il litigio, non il racconto. Ciascuno ha la possibilità di rispondere nei propri spazi, il pluralismo è determinato dalle diverse voci".

Non diceva che Maroni era uno dei migliori ministri dell'Interno degli ultimi anni?
"L'ho visto al lavoro nel Casertano e mi è piaciuta la sua capacità operativa. Ma la mia analisi rimane la stessa. Continuo a criticare la serie di proclami ripetuti a ogni arresto. E critico il silenzio culturale sull'infiltrazione della mafia in Lombardia. È un problema cruciale che imprenditori e politici lombardi rimuovono perché non vogliono rinunciare ai capitali del narcotraffico investiti nella regione. Il mio compito è rompere questo silenzio".

Maroni invece tace?
"Si potrebbe fare molto di più anziché prendersela sempre con chi racconta. Si dovrebbe guardare i fatti, andare oltre, non limitarsi a tirare un sospiro di sollievo perché il consigliere regionale leghista non è stato arrestato. Chiedersi perché gli 'ndranghetisti cercano di interloquire con la Lega. Dire la verità, ossia che c'è un nord completamente infiltrato. Io voglio parlare anche a quella parte dell'elettorato leghista che si fa condizionare dai dirigenti e sembra vedere tutto il bene al Nord e tutto il male al Sud. Non è così. Far finta che la 'ndrangheta sia sporca quando spara e pulita quando investe è un problema enorme".

Come spiega il clamoroso successo del programma?
"Non sono un televisivo. Non so come questo miracolo avvenga. Fabio Fazio costruisce la grammatica della trasmissione, gran parte del merito è suo. Credo che a premiarci sia il pubblico giovane, la differenza vera la fanno loro"

Fa piacere strappare spettatori al Grande fratello?
"Sono contento che i giovani possano spostarsi su Raitre divertendosi e ascoltando delle storie. È la dimostrazione che si può rendere concreto il sogno di una tv diversa".

Ci saranno politici il prossimo lunedì?
"Credo di no".

Berlusconi lo inviteresti?
"Se vuol venire a fare un elenco come tutti gli altri, nessun problema".


(REPUBBLICA.it)

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