sabato 13 novembre 2010

FACEBOOK OSCURATO IN ARABIA SAUDITA, "BLASFEMO E LUSSURIOSO"


Agli sceicchi non piace Facebook. Il social network più famoso del mondo è da ieri vietato in Arabia Saudita. "Questa volta" dice un funzionario della commissione per la comunicazione e l'informazione tecnologica "il sito ha davvero passato il segno". E che cosa avrebbe fatto la comunità virtuale che con mezzo miliardo di persone è una delle nazioni più grande del pianeta? Dal Pakistan al Bangladesh altri Stati arabi hanno già bloccato temporaneamente l'accesso al sito inventao da Marck Zuckerberg. E anche il funzionario del regno saudita - che parla con l'Ap in condizioni, ci mancherebbe, di anonimato - dice che lo stop al servizio potrebbe essere soltanto temporaneo. Ma per quanto?

Sesso, sesso, sesso. Eccola l'ossessione del paese dei petrodollari e degli sceicchi. Il social network era già finito nel mirino dei clerici in quanto "porta della lussuria", luogo in cui ragazzi e ragazze possono parlare troppo liberamente. Ma stavolta a fare "passare il segno" sarebbe stato un blogger che usando Facebook avrebbe condotto una vera e propria campagna di blasfemia. "Io sono Dio" pretendeva il navigatore solitario: condendo il suo delirio con insulti virtuali al Profeta Maometto. Sono scattati subito gli arresti. Ma la mano pesante del governo evidentemente non si è fermata lì e si è abbattuta anche sull'incolpevole social network. Il ragazzo arrestato si chiama Walid Husayn, ha 26 anni e di mestiere fa il barbiere a Qalkilya. E nella terra dove il reato di "insulto alla divina essenza" può costare fino alla pena di morte il suo arresto fa già scattare l'allarme tra i gruppi di difesa dei diritti civili.

Nessuna reazione finora dalla sede californiana di Facebook. Il gigante del web solitamente non commenta le politiche dei governi. Se dal paese arabo cerchi di entrare nel sito compare un messaggio di errore. "Sharif don't like it rockin' the Casbah!" cantavano i Clash. Trent'anni dopo è anche peggio: non piace il rock e non piace neppure Internet.


(REPUBBLICA.it)

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