sabato 20 novembre 2010

ASILO PINEROLO, LE TRE MAESTRE PRENDEVANO A CALCI I BAMBINI


La giornata di ieri in procura rispecchia bene la realtà sul caso dei maltrattamenti all’asilo nido «Il Paese delle meraviglie». Da una parte l’accusa, avvalorata da due nuove testimoni che ribadiscono le prepotenze e le angherie delle tre socie sui bambini. Dall’altra due delle tre educatrici indagate (la terza sarà interrogata lunedì mattina) che respingono tutte le denuncie e gridano al complotto.

Il sostituto procuratore Ciro Santoriello non crede minimamente alla tesi della cospirazione contro Francesca Pamfili, Stefania Di Maria e Elisa Griotti. Anzi, dopo aver raccolto, in mattinata, le dichiarazioni delle due stagiste, Chiara Galiano e Mara Bergoin, di 23 e 26 anni, è ancora più convinto - se mai ce ne fosse stato bisogno - della colpevolezza delle indagate.

Non a caso, con molta probabilità, ne chiederà il rinvio a giudizio. Le due educatrici, che svolsero il tirocinio nel gennaio e febbraio 2009 e da giugno ad agosto 2009, hanno insistito nella fotografia del Paese delle meraviglie come un luogo dove i bambini venivano messi in castigo in bagno sotto il lavandino, picchiati e insultati e hanno aggiunto un altro particolare. «A volte, senza alcun motivo apparente, prendevano a calci il seggiolone dei bimbi più piccoli appisolati dopo la pappa, e direttamente sul sederino quelli più grandini, già in grado di camminare». Affermazioni che confermano quanto avevano già dichiarato le due operatrici scolastiche, le sorelle Francesca e Margherita Monelli, e l’ex educatrice dipendente, Alice Contini.

Di tenore decisamente opposto, la versione fornita nel pomeriggio al pm da Francesca Pamfili e Stefania Di Maria, assistite dagli avvocati Mirella Bertolino e Cristina Botto, con la supervisione del professor Mauro Ronco, alla presenza del capitano dei carabinieri Paolo Iacopini e del luogotenente Francesco Primerano. «Non abbiamo mai e poi mai maltrattato i nostri bambini, siamo vittime di un complotto» hanno più volte sottolineato. Al termine dell’interrogatorio hanno aggiunto: «Ringraziamo le famiglie che ci hanno sostenute e il sindaco che ha permesso ai genitori di avere un posto dove portare i loro figli in breve tempo, anche se con altre educatrici. Speriamo di tornare presto dai nostri bambini».

Secondo la difesa, le maestre sono vittime delle maldicenze delle dipendenti e delle due stagiste (una avrebbe tra l’altro aperto un asilo). A fronte dei video e dei file audio che inchiodano le indagate alle loro responsabilità, il pool replica che gli altri video non usati dai carabinieri perché inutili provano che nell’asilo non c’erano problemi. Non la pensa così l’accusa, che ricorda come queste registrazioni avvennero dopo le notizie sui disagi al nido pubblicate da un giornale locale.

Non è questa l’unica divergenza sulla lettura dei fatti. Dal file audio di una delle due bidelle emerge come la Pamfili apostrofasse una bimba chiamandola «gallina». «Stavamo facendo il gioco della fattoria - ha spiegato l’educatrice - e quindi quello era un animale come un altro usato durante l’attività ludica». Ma il sostituto procuratore rimane indifferente «perché il contesto in cui viene usata la parola gallina è del tutto estraneo ad un momento di gioco». Sull’ipotesi del complotto, poi, Ciro Santoriello ricorda che né tra le tre dipendenti, né tanto meno tra loro e le due tirocinanti risultano accordi o congiure per vendicarsi contro le tre indagate.


(LASTAMPA.it)

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