martedì 9 novembre 2010

BRUINO, L'ASSASSINA "L'HO AMMAZZATA IO PERCHE' L'AMAVO"


Tre ore di interrogatorio. Tre pause per bere acqua. Un pomeriggio intero per ammettere rapimento, depistaggi e infine l’uccisione di Marina Patriti, 44 anni, la mamma di Bruino scomparsa il 18 febbraio sotto casa. Maria Teresa Crivellari, alias Antonella, ieri ha risposto alle domande con sicurezza, di fronte ai pm e al gip di Pinerolo. «Ho fatto tutto io», il senso della sua confessione. I verbali sono stati secretati. «Esigenze investigative», spiegano in Procura. Stessa scelta adottata due giorni fa al termine dell’interrogatorio degli altri due arrestati, Andrea Chiappetta e Calogero Pasqualino. I magistrati, Giuseppe Amato e Chiara Maina, intendono proteggere le tracce che portano a nuovi sviluppi. «Possiamo solo dire - affermano gli avvocati della donna, Giampaolo Mussano e Fabio Arcangeli, all’uscita del tribunale - che lei è stata lucida. Ma è provata». Ha ammesso che la sua storia con Giacomo Bellorio, il marito della donna uccisa, è stata importante. «L’ho amato tantissimo. Forse, la nostra, è stata una storia malata».

Quali saranno i nuovi sviluppi? Ci saranno nuove persone coinvolte? È possibile. Gli occhi sono puntati sul marito della vittima. Lo avrebbe tirato in ballo come ex amante. La procura prende tempo, per pesare l’attendibilità delle sue dichiarazioni. Non si esclude infatti che Giacomo Bellorio possa essere indagato, anche solo come atto dovuto. Lui, nel frattempo si è rivolto ad un legale: Roberto Capra. Una nomina come persona offesa: per lui e per figli minori. Una storia con colpi di scena. Dopo 9 mesi di attesa. L’altra sera, incrociando le dichiarazioni dei due arrestati e le intuizioni dei carabinieri del comando provinciale, è stato possibile trovare il luogo in cui era sepolto il corpo di Marina Patriti. Nascosto sotto terra, nel retro della villetta di Sant’Ambrogio, e ricoperto da uno strato di cemento. Così è entrato nella vicenda il quarto arrestato.

Si tratta del figlio di Antonella, Alessandro Marella, 20 anni. Anche lui avrebbe avuto una parte in questa sceneggiatura di morte. Chiappetta e Pasqualino hanno ammesso di aver partecipato al rapimento di Marina. Ma sarebbero stati solo dei postini. Al resto sarebbero estranei, dicono. La loro è stata un’operazione in tandem, pianificata da Antonella, che per settimane aveva pedinato la rivale. Rapita e consegnata. L’omicidio si sarebbe consumato nel garage della casa ristrutturata di via Mazzini 14. La donna, sotto l’effetto di un tranquillante - iniettato con una siringa - perde i sensi. In quello stato di semi-incoscienza avrebbe scritto la lettera: quella recapitata poi al mercato per il tramite di un’altra donna rimasta ancora nell’ombra. È la stessa lettera che ai familiari era subito apparsa inverosimile, per linguaggio e cancellature. La scena del delitto è il garage: il locale è sotto sequestro. Alessandro, secondo le accuse della procura, già adombrate negli atti del gip per i primi arresti, sapeva tutto. È stato sottoposto a fermo con le stesse accuse rivolte alla mamma e agli altri due uomini. Il giorno in cui Marina fu rapita chiamò la mamma per informarla che si «stava svegliando» e si «lamentava». A quel punto Antonella sarebbe intervenuta: prende un sacchetto di plastica e la soffoca. Gli investigatori sanno che Alessandro ha fatto per un breve periodo il muratore. Ha imparato ad usare pala e cemento. Lui potrebbe aver fatto il buco e il massetto.

A difenderlo sono gli stessi avvocati della donna. Non c’è incompatibilità di incarico. Oggi alle 16 toccherà a lui spiegare il suo ruolo in questa vicenda. Ma il tribunale di Pinerolo potrebbe perdere l’inchiesta. Se sarà accertato che il delitto è stato effettivamente commesso a Sant’Ambrogio, la competenza ricadrebbe sul tribunale di Torino. Oggi sarà conferito l’incarico al medico legale Lorenzo Varetto, per l’autopsia. Il corpo della donna è stato trovato in avanzato stato di decomposizione. La testa avvolta nel sacchetto di plastica. Indossava gli stessi vestiti del 18 febbraio. Al dito la fede e l’anello di brillanti che aveva ereditato dalla mamma. Un anello prezioso che è rimasto con lei sotto terra.


(LASTAMPA.it)

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