lunedì 15 novembre 2010

INTERVISTA A SAITTA, DIFENDE IL SUO "NO" ALLA NUOVA IKEA


TORINO - Il mio non è un “no”, ma un tentativo di invertire la rotta. Vorrei che Ikea rappresentasse l'inizio di una nuova politica. Fatta di vecchie aree recuperate e di nuove aree salvaguardate». Antonio Saitta, presidente della Provincia, non era a Torino quando l’hanno avvertito delle accuse del parroco di La Loggia, don Ruggiero Marini, contro il suo no al nuovo insediamento Ikea.

Lei passa per uno che non favorisce l'occupazione in provincia. E' così?
«Falso. Stiamo lavorando intensamente per creare futuro e lavoro in tutti i settori di nostra competenza».

Eppure su Ikea lei ha espresso una netta contrarietà. E in ballo ci sono 250 posti di lavoro.
«Il punto non è questo. Non ho detto no a prescindere e continuo a non dirlo. La mia posizione non è quella da ambientalista ideologico. Il tema non è la contrarietà ai centri commerciali e alle nuove aziende».

Allora qual è il punto?
«Noi poniamo un problema diverso sia agli amministratori sia agli operatori che si vogliono insediare. E' comodo per tutti prendere dei terreni agricoli e trovarli edificabili con una semplice variante urbanistica. Ciò non vuol dire che questo sia un atteggiamento corretto. In questo modo si corrono rischi».

Di quali rischi parla?
«Non voglio che la provincia di Torino diventi come alcune realtà della Pianura Padana: anonima e consumata. Voglio che la nostra area mantenga un'identità precisa. Con Ikea si potrebbe iniziare ad aprire un ciclo diverso».

Ikea ha già fatto capire che o il centro si fa a la Loggia o non se ne fa nulla. Come la mettiamo?
«Ripeto non dico di no. Non ho un atteggiamento di chiusura. Dobbiamo parlare, confrontarci, ragionare insieme con Ikea. Molte zone industriali costruite dagli stessi Comuni non sono state riempite, la domanda è calata, il quadro produttivo è cambiato»

Che tipo di aiuto si sente di assicurare?
«Come Provincia saremmo disposti a contribuire. Voglio dire: invece di andare a costruire un cavalcavia sull'autostrada, saremmo disponibili a ragionare anche su un aiuto all'insediamento. Intendo un aiuto anche economico».

Qualcuno le rimprovera di non avere avuto la stessa intransigenza per Mediapolis.
«Mediapolis è una decisione che ho ereditato. Certo fosse dipeso da me avrei riproposto già allora lo stesso ragionamento di oggi».

Don Marini dice che il ruolo di un politico è quello di aiutare chi ha bisogno. Se Ikea rinuncia all'investimento e si perdono i posti di lavoro.
«Intanto va chiarito che non è automatica l'assunzione di cittadini di La Loggia. Ci sono delle regole precise. E poi francamente non accetto lezioni. Conosco benissimo la situazione occupazionale della provincia che presiedo e non mi servono direzioni esterne. Vengo da un area politica che fa del cattolicesimo sociale uno dei suoi pensieri di riferimento».


(LASTAMPA.it)

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