domenica 7 novembre 2010

GP BRASILE, JENSON BUTTON SFUGGE AD UN AGGUATO


SAN PAOLO - Paura attorno al Gp di F.1 del Brasile ma, questa volta, non sulla pista. Jenson Button è sfuggito infatti a un agguato armato a San Paolo, a poche ore dal Gp del Brasile di Formula 1 che si disputerà sul tracciato di Interlagos. Il pilota inglese della McLaren-Mercedes, campione del mondo in carica, era in auto quando ha subito l'aggressione di 6 uomini muniti di armi automatiche. Button stava rientrando in hotel dopo la giornata di prove e qualifiche: solo la prontezza del suo autista, un agente armato, ha evitato guai peggiori. L'auto di Button si è fatta largo nel traffico ed è arrivata rapidamente all'hotel del pilota.

BUTTON ERA A BORDO DI UN'AUTO BLINDATA - A bordo del veicolo, c'erano anche il padre del driver, il manager e il preparatore. La McLaren ha diffuso una nota dopo il drammatico episodio. «Sabato sera, nel ritorno dal circuito di Interlagos a Morumbi, uomini armati hanno provato ad assalire la vettura che trasportava Jenson Button. Nessuno, tra Jenson e gli altri passeggeri, ha riportato danni. La McLaren-Mercedes ha messo a disposizione di Jenson, e del suo compagno Lewis Hamilton, veicoli blindati e guidati da agenti di polizia che sono armati e addestrati». «L'agente che guidava la macchina di Jenson - spiega il team - ha reagito immediatamente con tecniche evasive e si è fatto rapidamente largo nel traffico, portando Jenson e gli altri passeggeri lontano da ogni pericolo fino all'arrivo in hotel». McLaren, ovviamente, si è messa all'opera per potenziare il servizio di sicurezza nella giornata odierna. «Le autorità di San Paolo hanno agito con efficienza per garantire sicurezza supplementare a Jenson e al personale della McLaren», fa sapere la scuderia. Button non ha rilasciato dichiarazioni dopo la disavventura.

IL PILOTA MCLAREN: «L'AUTISTA È STATIO UNA LEGGENDA» - La Bbc riporta poche parole del pilota, che avrebbe definito «un'autentica leggenda» l'abilissimo autista. Più loquace invece Richard Goddard, manager del campione del mondo. «Eravamo usciti dal circuito da 3-4 minuti -racconta-. Penso fossero più di 4 o 5 uomini, saltati fuori da un edificio. Uno brandiva un pezzo di legno, forse una mazza da baseball. Non mi sono accorto di nessuna arma fino a quando non ce l'hanno puntata contro».


(CORRIERE.it)

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