sabato 6 novembre 2010

IL GIALLO DI BRUINO, ASSASSINATA PER GELOSIA


Nella provincia avvolta dalla bruma come in un vecchio film noir francese, la donna cattiva ha sognato fino alla fine qualche eroina di Beautiful. Non sarà bello, ma è così. L’hanno arrestata ieri, con due ragazzotti del bar sotto casa, invischiati dentro a chissà quale promessa per uccidere la rivale d’amore. E poi nascondere il cadavere in qualche boscaglia affogata nella foschia. Aveva architettato un piano complicato per far credere a una fuga di passione. La vittima - moglie del suo amante - è una donna minuta, dal sorriso timido. Lei, invece, è bionda e vistosa. Tutt’attorno c’è questo piccolo mondo di violenza normale, sempre uguale, da Avetrana a Bruino, come scopriamo ogni volta che conosciamo l’Italia del delitto.

Il colonnello Antonio De Vita è arrivato dentro a questa cronaca muovendosi nel languore e nei vuoti di una provincia sperduta fra villette a schiera, ordinate tutte in fila tra campi non più coltivati, e storie nascoste nella banalità della vita. Sin dall’inizio, quando la famiglia denunciò la scomparsa di Marina Patriti, - una tranquilla signora, madre di 3 figli, che aveva appena perdonato il marito traditore -, aveva capito che c’era qualcosa che non quadrava.

La donna nove mesi fa aveva portato la bambina più piccola di 5 anni a scuola, poi era andata a fare la spesa ed era sparita. L’ultima traccia era un sms che aveva mandato al marito, alle 12 e 43 di quel 18 febbraio: «Vai tu a prendere il bambino perché io me ne vado». Non fu solo l’errore a insospettirlo (bambino al posto di bambina): com’era possibile che una mamma che aveva appena portato la figlia a scuola scrivesse una cosa del genere, così asciutta, così arida, e così lontana, soprattutto, senza chiamare nemmeno per nome la sua creatura? Cominciò a indagare da lì, cercando nel passato di Marina e di suo marito e nelle lentezze silenziose della provincia le verità da scoprire.

L’uomo, Giacomo Bellorio, aveva avuto una turbinosa storia d’amore con Maria Teresa Crivellari, madre di un ragazzo di 27 anni. L’aveva conosciuta al mercato di Alpignano, dove lui fa l’ambulante. La signora Beautiful - uno dei telefilm che lei aveva amato di più - adesso s’è un po’ inchiattita, ma quando apparve la prima volta nello spiazzo vuoto davanti al suo banchetto per convincerlo a prenderla come assistente, era molto più in forma, con tacchi a spillo e trucco vistoso sotto a una cesarea rigonfia, fresca fresca da parrucchiere. Lei gli disse che voleva imparare il suo mestiere, perché pensava di farlo poi assieme al figlio, che doveva essere uno senza arte né parte, da quel che capì lui.

Giacomo la prese, ma non solo: s’invaghì pure, e la storia durò due anni, fino a quando non se ne accorse la moglie, avvisata da Tatiana, la figlia più grande. Lo mise con le spalle al muro: o con me o te ne vai. Lui restò e lei lo perdonò. Fu questo che fece andar su tutte le furie Teresa: quel perdono nascondeva una forza che lei non aveva. Per di più, la signora Beautiful aveva investito molti dei suoi sogni in questa storia, costruendo proprio come in una telenovela il cambio di vita, traslocando in una casa a Sant’Ambrogio che lui aveva pure generosamente aiutato ad arredare. Lì, in questa cittadina un po’ depressa, con molte case abbandonate, quasi incupita dall’incombere severo delle montagne, lei s’era sentita invece promossa socialmente. Certo, niente a che vedere con la villetta della rivale, una casa a due piani con mattoni a vista e il giardino davanti - una bici, un monopattino, un triciclo e le mattonelle sulla ghiaia -, e neppure con tutti i soldi che aveva lei - i 600 mila euro che il padre le aveva dato dopo aver venduto dei terreni -. Ma lì ci sarebbe arrivata dopo.

Quel perdono, però, aveva squassato la trama di Beautiful. E come capita a molte donne, odiò la rivale più dell’amore negato. Costruì la sua trama macchinosamente, comprando una 600 per pedinare la moglie sperando di trovarla in flagrante con qualche amante e prese a tempestarla di sms minacciosi. L’ultimo poco prima del 18 febbraio: «Prima o poi ti farai da parte». Visto che il marito non si convince, agisce lei, raccattando i complici nel bar frequentato da suo figlio, uno di quei posti sperduti nella noia della provincia, e come in «Fargo», un film dei fratelli Coen, la violenza finisce per prendere mano alla logica e schiacciare la ragione. Marina sparisce e lascia 3 sms col telefonino. Nei primi due parla normalmente col marito («bene, ti rifaccio gli hot dog»), al terzo improvvisamente annuncia la fuga. Quello l’hanno scritto i rapitori. Lei è stata obbligata invece a scrivere una lettera in cui ribadisce la volontà di scappare per amore. Lo fa sapendo già quello che l’aspetta. E’ la crudeltà del vuoto. De Vita comincia a far pedinare la Teresa, aspettando i riscontri delle tracce telefoniche, che arrivano pochi giorni fa. L’ultimo sms è partito da Sangano, dove, guardacaso, ci sono pure Teresa e i suoi complici, Andrea Chiappetta e Calogero Pasqualino, finiti in questa brutta storia con la promessa di 2500 euro, 1250 a testa. E’ l’ultima conferma che aspettavano De Vita e i suoi uomini, i capitani Domenico Barone e Emilio Bosini. Altre ne avevano raccolte con le intercettazioni e con gli appostamenti.

Così, all’alba di ieri scattano gli arresti. I tre negano tutto, per ora. Giacomo piange lacrime disperate: «Me l’hanno uccisa quella stessa mattina...». Tatiana, la figlia, ripete solo che lo sapeva, che lo sapeva da sempre. Quando la mamma era sparita, lei era andata in giro per tutto il paese ad affiggere i volantini con il volto della madre e i numeri di telefono. Lei li metteva e nonno Guglielmo passava dietro a strapparli via. Il nonno è il patriarca della famiglia, Piemonte profondo, mani grosse e poche parole. Quando venivano i giornalisti, si rifiutava di parlarci e poi li seguiva con il suo furgoncino bianco per vedere chi intervistavano. Adesso guarda il crepuscolo e non muove un labbro nel buio che scende dalle montagne. Le parole non servono più.


(LASTAMPA.it)

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