lunedì 8 novembre 2010

LA CASALINGA DI BRUINO, SEPOLTA NELLA CASA DELLA RIVALE


Era nel giardino della cascina ristrutturata di Maria Teresa Crivellari la tomba di Marina Patriti, la donna e madre di 44 anni scomparsa ai primi di febbraio da Bruino. Il cadavere è stato trovato ieri sera dai carabinieri, nel retro della casa della rivale, in via Mazzini 14 a Sant’Ambrogio. La testa avvolta in un sacchetto di nylon da supermercato (la vittima potrebbe quindi essere morta soffocata), gli stessi abiti e i medesimi stivali di quando è sparita. Il cadavere - ormai in avanzato stato di decomposizione - era coperto da un battuto di cemento, sul quale sarebbe presto sorto un patio con tavolino e sedie.

La svolta, improvvisa, è arrivata dopo che Calogero Pasqualino e Andrea Chiappetta - in carcere da venerdì scorso con l’accusa di aver partecipato al sequestro e all’omicidio di Marina - avrebbero confessato di aver partecipato al rapimento della casalinga di Bruino, dichiarandosi però estranei all’assassinio. I due hanno anche rivelato al giudice Marco Battiglia l’esistenza di altri complici coinvolti nel complotto, ai quali si sta ora cercando di dare un volto e un nome.

Due clamorose notizie nell’arco di una giornata, a margine degli interrogatori di garanzia degli arrestati, nel palazzo di Giustizia di Pinerolo. Sarebbero stati loro a rivelare il luogo in cui la donna era sepolta: alle 20 si è iniziato a scavare nella terra illuminata dalla luce dei fari dei mezzi dei vigili del fuoco, e poco dopo è emerso il corpo, portato via dai necrofori verso mezzanotte e mezza, quando sono arrivati in via Mazzini anche il padre e i fratelli della vittima.

Sugli ultimi lavori compiuti nel giardino della cascina di Sant’Ambrogio, lavori realizzati dopo la più grande ristrutturazione, i carabinieri già indagavano. Un quarto d’ora dopo aver recuperato il corpo della casalinga di Bruino dalla fossa chiusa dal cemento, i carabinieri hanno portato in caserma anche Alessandro e Daniele, i figli della Crivellari. Arrestati? «Non ancora», è stata la risposta degli investigatori. La posizione più delicata - stando a indiscrezioni - parrebbe quella di Alessandro, il figlio minore.

«Parlerà, parlerà», aveva commentato ieri mattina davanti all’ingresso del Tribunale l’avvocato Stefano Gubernati, che con il collega Coppo difende Pasqualino. Da Pasqualino e Chiappetta i magistrati si attendevano conferme, ma soprattutto di capire i ruoli in questa vicenda. Chi ha rapito? Chi ha ucciso? Chi ha sepolto il cadavere? I due indagati potrebbero essere gli anelli deboli di quella catena che li unisce all’artefice del piano. In via Mazzini 14 è stato posto sotto sequestro il garage della cascina e alcune pale.

I verbali d’interrogatorio sono stati secretati, ma sembra che le prime ammissioni, fatte in caserma da uno degli indagati, siano state confermate anche davanti al magistrato. Il primo a varcare la porta dell’aula del gip con gli avvocati, Gian Paolo Zancan e Andrea Cianci, è stato Andrea Chiappetta. Ha iniziato a parlare alle 10. Quel mattino ha avuto contatti telefonici con gli altri due indagati, il primo alle 7,33, quando era dalle parti di Alpignano. Poi alle 10,25 si trovava a Villarbasse con Calogero Pasqualino, vicino al cimitero dov’è stata trovata l’auto di Marina Patriti. Dopo mezz’ora i due si sono spostati a Sant’Ambrogio. E poi ancora altre telefonate. Con i tabulati nelle mani degli inquirenti, Chiappetta ha compreso che non poteva mentire sulla sua presenza in quell’area che va da Villarbasse a Sant’Ambrogio, ma poteva raccontare la sua verità sulla vicenda. Cercare di scrollarsi di dosso l’accusa più pesante, quella che lo potrebbe portare all’ergastolo. Ieri avrebbe ammesso di avere avuto ruolo legato esclusivamente al sequestro di persona o allo spostamento dell’auto.

Altro non trapela. Chiappetta esce alle 12,45: occhi bassi, manette, sale sul cellulare che lo aspetta davanti all’ingresso del Tribunale. «Non possiamo dire nulla – è l’unica frase dell’avvocato Zancan – i magistrati hanno secretato i verbali». È la volta di Calogero Pasqualino: deve spiegare che cosa ha fatto quella mattina, e ancora una volta i tabulati telefonici indicano che alle 7,30 aveva telefonato al Chiappetta ed entrambi erano ad Alpignano; poi alle 8,57; alle 9,16 e alle 9,25 ci sono dei contatti con Maria Teresa Crivellari, telefonate brevissime. I tre sono poco distanti dall’abitazione della vittima, i loro cellulari utilizzano il ponte radio di Sangano.

Anche Pasqualino ha dato la propria versione dei fatti. Non si sa se abbia risposto a tutte le domande e se abbia convinto gli inquirenti. Ma oggi alle 15 sarà il turno della presunta «anima nera» della vicenda, Maria Teresa Crivellari: la tomba di Marina era nel giardino di casa sua, all’ombra di un folto cespuglio, dove da giorni il suo cagnetto Sciascia abbaiava ripetutamente, come se indicasse che lì, nella terra, c’era qualcosa di strano: il cadavere di una donna.


(LASTAMPA.it)

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