martedì 5 ottobre 2010

IN ARRIVO SCANNER FACCIALE NELLE SCUOLE INGLESI


Il registro delle presenze? Roba vecchia. D’ora in avanti, per fare l’appello in classe, i professori potranno usare un sistema di controllo facciale, che scannerizza i volti degli studenti all’ingresso della scuola e permette di beccare gli eventuali ritardatari, come pure di inviare “comunicazioni di servizio” ai ragazzi che si apprestano ad entrare in aula. Sviluppata dalla “Aurora Computer Services” del Northamptonshire, la tecnologia di riconoscimento facciale (usata anche negli aeroporti) è già stata introdotta in dieci scuole britanniche (nel Northamptonshire, nell’Hertfordshire e nel Cambridgeshire, mentre alla “Sir Christopher Hatton School” è in funzione dal mese scorso) e se l’esperimento-pilota darà esito positivo, verrà presto estesa altrove.

SI PASSA DAVANTI E SCATTA LA FOTO - Il sistema, chiamato “Register”, costa 9mila sterline (pari a quasi 10.400 euro), ha le dimensioni di un foglio A3 ed è stato installato alla reception della scuola per regolare l’accesso degli studenti: basta avvicinare il volto al dispositivo che questo scatta una foto in 3D, che viene poi scannerizzata mediante raggi infrarossi, per accertare che i dati letti corrispondano alle caratteristiche biometriche di una determinata persona; a quel punto, bisogna digitare un codice pin a 4 cifre per confermare l’identità e ottenere così l’accesso nell’edificio, il tutto in appena dieci secondi. In caso di emergenza, i professori possono comunque accedere ad un database per vedere chi effettivamente è presente all’interno della scuola. Stando alla società che ne ha curato la realizzazione, il sistema funzionerebbe a tal punto che non ci sarebbe alcuna possibilità per gli studenti di “fregare” il “Register”, facendosi passare per altri.

LE CRITICHE - Ma non tutti sono favorevoli alla novità. I difensori della privacy hanno, infatti, bollato la tecnologia come “l’ennesima invasione alla libertà civile”. «Questo è un altro preoccupante sviluppo nella sorveglianza – ha spiegato al “Daily Mail” Daniel Hamilton, direttore della campagna “Big Brother Watch” – perché non c’è alcun bisogno che le scuole adottino un simile sistema di informazione sugli studenti. Sistema che, oltre tutto, ha ancora benefici limitati ed è aperto ad ogni tipo di abuso, dal rischio di furto dei dati all’utilizzo improprio degli stessi da parte di persone senza scrupoli. Piuttosto che spendere i soldi in cose del genere, le scuole farebbero bene a preoccuparsi dell’educazione dei loro studenti».


(CORRIERE.it)

0 commenti:

Posta un commento