lunedì 11 aprile 2011

E' IL CONTABILE DELLE COSCHE, GLI SEQUESTRANO UN TESORETTO


TORINO - SETTE milioni e mezzo, forse otto. A tanto ammonta il patrimonio immobiliare confiscato a Giuseppe Pontoriero, 64 anni, di professione commercialista ma secondo gli investigatori della Dia il «contabile» della cosca calabrese dei D’Agostino. Il provvedimento di confisca è diventato esecutivo qualche giorno fa dopo la sentenza del gip Anna Ricci. Giuseppe Pontoriero, condannato anche ad un anno e 10 mesi di carcere e al pagamento di 600mila euro di multa, era uno degli insospettabili smascherati dall’inchiesta della Dia di Torino sul riciclaggio i denaro della ‘ndrangheta calabrese attraverso i subappalti olimpici.

A Ilario D’Agostino, costruttore di Placanica, gli investigatori erano arrivati grazie alle rivelazioni di Rocco Varacalli, un pentito che nel 2008, iniziando a collaborare con la magistratura aveva raccontato: «D’Agostino Ilario di Placanica fa parte della ‘ndrangheta e appartiene alla famiglia Spagnolo, di cui custodisce il denaro. E’ un imprenditore edile, costruisce interi palazzi. Le sue imprese servono a far girare e riciclare i soldi degli Spagnolo e a coprire il lavoro sporco...». Da queste parole era nata l’inchiesta che aveva non solo scoperto l’intricata rete di società attraverso le quali la cosca calabrese riciclava i proventi delle diverse attività criminali ma anche rivelato infiltrazioni mafiose, attraverso i subappalti, nei cantieri delle Olimpiadi del 2006, della Tav e del porto d’Imperia. Tra gli indagati erano finiti insospettabili come Pontoriero e come Giuseppe Morena, ex assessore alle risorse finanziarie del comune di Rivoli (condannato a un anno con la condizionale pochi giorni fa per una falsa perizia) e il notaio Carmelo Ceraolo (poi assolto con Alberto Carè, un altro sospettato).

L’attenzione della Dia si era appuntata in particolare sulla Ediltava di Rivoli, una società che nata come Sas nel ’95 già dall’inizio aveva un proprietario fittizio in Giuseppe Tassone (in realtà un semplice operaio cognato di Ilario D’Agostino) e che era stata poi «comprata» da Giuseppe Pontoriero per 30mila euro e che però poteva vantare la disponibilità di ingenti capitali di cui non è chiara l’origine.


Repubblica

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