giovedì 14 aprile 2011

LANCIO SASSI DAL CAVALCAVIA SULLA TANGENZIALE, COLPITO UN CAMION


TORINO - Alle 14,20 di ieri, nella tangenziale Nord, chilometro 13 più 600, direzione Milano-Aosta - come è scritto nella relazione della polizia stradale - un gruppo di ragazzini Rom del campo di strada Aeroporto, hanno lanciato sassi di grosse dimensioni sulla tangenziale, vicino alla spalletta di un cavalcavia». Una pietra di una decina di centimetri di diametro ha centrato il parabrezza di un camion, che s’è infranto. L’autista, un italiano di 36 anni, è riuscito prima ad accostare nella corsia di emergenza, e poi a bloccare il pesante mezzo.

La pattuglia della Stradale del distaccamento di corso Giambone è intervenuta in pochi istanti, giusto in tempo per vedere il gruppo di teppisti fuggire dal cavalcavia per rientrare di corsa nel campo nomadi. Il camionista, per fortuna, è rimasto illeso ma la polizia, adesso, ha aperto un’inchiesta. Il comandante del distaccamento, il sostituto commissario Maurizio Barone, spiega che, «purtroppo, il lancio di pietre da parte di questi soggetti non sono un fatto isolato, ogni anno avvengono tre o quattro episodi simili, per il momento senza gravi conseguenze, per il momento...».

Sono state inviate già in prefettura un paio di relazioni, su questo problema che potrebbe anche aggravarsi, con il trascorrere del tempo. Difficile ipotizzare quali potrebbero essere gli interventi utili, in grado di stroncare un fenomeno pericoloso e allarmante. Ieri sera, dopo l’ennesimo episodio, i ragazzini sono ritornati vicino al cavalcavia. Il lancio delle pietre come un gioco. «Non hanno un obiettivo preciso, di certo non volevano centrare proprio quel camion, lanciano i sassi e poi corrono a vedere l’effetto. Un gioco demenziale», spiegano i poliziotti.

Adesso i controlli e i pattugliamenti, che coinvolgeranno anche i vigili urbani e i carabinieri della stazione di Caselle, saranno ulteriormente intensificati. In passato, i lanci si erano intensificati con l’arrivo dei primi caldi, una specie di folle tradizione dei ragazzini del campo. Si tentano analisi sociologiche.

«In realtà - dice un mediatore culturale che da anni si occupa delle famiglie Rom - questo tipo di azione potrebbe anche essere considerata come una prova di coraggio, per entrare a far parte del gruppo dei “grandi”». Sarà, ma il rischio è quello di provocare, prima o poi, gravi incidenti. Anche mortali.


La Stampa

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