sabato 23 aprile 2011

EDUARD LOTTA PER VIVERE, "L'HO RIANIMATO 3 VOLTE"


TORINO - Lotta tra la vita e la morte il piccolo Eduard Stefano Timofei, il bimbo di 2 mesi coinvolto l’altro pomeriggio in corso Unione Sovietica nello scontro fra una Seat Ibiza guidata dalla zia e un furgone Renault Trafic condotto da un uomo rimasto illeso. Il piccolo era sul seggiolino legato al sedile posteriore destro della Seat contro la quale si è schiantato il furgone. Le sue condizioni restano disperate, nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Regina Margherita. Non sono invece in pericolo la mamma del bimbo, che era seduta accanto a lui sul sedile posteriore, Beatrice Lavinia Zahcaria, 25 anni; la zia di Eduard, Larisa, che guidava la Seat, e un’altra donna, seduta sul sedile anteriore del passeggero, trasportata alle Molinette.

Una scena terribile, minuti di angoscia, prima che arrivassero le ambulanze del 118. Emanuele Conti, volontario della Croce Verde di Cavour, è l’uomo che - di passaggio - ha soccorso per primo il bimbo e lo ha rianimato in attesa dell’ambulanza: «Ero tre o quattro macchine dietro il furgone che è finito contro l’Ibiza - racconta - Ho sentito un colpo tremendo e mi sono precipitato a verificare la situazione, telefonando al 118».

Emanuele si avvicina al posto di guida della Seat per soccorrere Larisa Zahcaria, ma appena s’affaccia oltre al finestrino, verso l’interno dell’auto, vede il seggiolino e chiede alla zia: «C’è un bimbo?». La donna fa segno di sì col capo. Emanuele Conti lo vede già in braccio alla madre: «Le ho detto che ero un soccorritore, di stare tranquilla». Il piccolo Eduard perde conoscenza quasi subito. «Un gemito, e ha rovesciato gli occhi smettendo di respirare. La madre, disperata, continuava a ripetermi: “E’ mio figlio, è mio figlio”. E a quel punto, visto che la situazione si stava aggravando, ho iniziato a rianimarlo». L’impatto è stato tremendo. I medici dell’Infantile stanno facendo l’impossibile per salvarlo, ma le speranze non sono molte. «Dopo aver ripreso a battere, il cuore del bimbo si è di nuovo fermato - racconta ancora Conti -, a quel punto ho continuato con le manovre previste dal manuale del soccorso. In quel momento era come se avessi avuto in braccio uno dei miei figli».

Il tempo sembra non passare mai. Alla centrale del 118 arrivano molte chiamate. Alle 18 e 3 minuti da un telefono fisso, probabilmente di un bar. Un minuto dopo dai vigili urbani. Conti continua a prestare soccorso al bimbo. Giungono tre ambulanze, una dal Cto con a bordo un medico, due non medicalizzate. Emanuele Conti consegna il bimbo al medico e l’ambulanza parte verso il Regina Margherita.

Ci sarà tempo per accertare la dinamica dello scontro. «C’erano molte persone attorno, tutti possibili testimoni, mai vigili urbani allontanavano chiunque», racconta ancora Conti. Chi guidava il furgone ripete che la Seat, proveniente da via Passo Buole, ha cercato di attraversare l’incrocio con il semaforo rosso. «Chi ha visto si metta una mano sul cuore e contatti i vigili urbani», lancia l’appello Conti. «C’è di mezzo la vita di un bimbo». Il padre di Eduard Stefano ripete: «Sull’asfalto non c’era un solo segno di frenata, quel furgone andava troppo veloce». Lo accerterà l’indagine. Adesso, nella Rianimazione dell’Infantile, i genitori aspettano anche solo un minimo segno di speranza.


La Stampa

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