giovedì 28 aprile 2011

LA CRISI IN CONCESSIONARIA, CASSA INTEGRAZIONE E MOBILITA'


TORINO - L’onda lunga della crisi si è abbattuta anche sugli show room dell’auto. Le concessionarie torinesi sono in profonda crisi. I fatturati vanno a picco, i conti sono in rosso e per i dipendenti si aprono le porte della cassa integrazione e della mobilità. Secondo i calcoli dei sindacati, su oltre duemila persone, prevalentemente amministrativi e addetti delle officine, circa 450 sono quelle coinvolte in procedure di cassa. Una cinquantina sono già finite in mobilità. «Si tratta di esodi volontari — spiega Cosimo Lavolta della Uiltucs — con aggancio alla pensione. Ma quando saranno finiti gli ammortizzatori non sapremo più come affrontare i problemi senza traumi eccessivi per i lavoratori. La situazione è molto preoccupante».

I problemi sono trasversali e riguardano tutti i marchi, tranne Bmw e Wolkswagen, che su Torino sembrano reggere meglio i colpi del mercato. Sotto la Mole operano una trentina di grandi gruppi, che spesso hanno in portafoglio contratti con diverse case costruttrici, italiane ed estere. Società che possono contare, in media, su due o tre punti vendita per un totale di un centinaio di succursali tra il capoluogo e i comuni dell’hinterland. In alcuni casi si tratta di aziende molto ramificate e a livello interregionale. Una situazione figlia di una ristrutturazione della rete vendita partita una quindicina di anni fa e che ha portato a grosse concentrazioni. Un restyling della distribuzione che non ha messo al riparo i concessionari dalla crisi, effetto della tempesta finanziaria che ha colpito il mondo nel 2008 e 2009.

L’ultima procedura di cassa riguarda Authos, marchio che commercializza mezzi del gruppo Ford. Cassa integrazione straordinaria a rotazione per 38 persone. Altri gruppi negli ultimi mesi hanno denunciato cali netti di vendita e hanno messo i dipendenti in cassa, come Progetto e Nuova Uno. Ma il caso più grave riguarda il gruppo Dinamica: da tre mesi i 108 dipendenti sono senza stipendio e la società versa in una situazione molto difficile. «Si tratta di un’azienda storica — sottolinea Luca Sanna della Filcams-Cgil — un fulmine a ciel sereno. La situazione è esplosa ad inizio anno. E ora il gruppo Fiat ha deciso di bloccare pure gli ordini delle auto nuove, non fa più consegne e ha deciso di non fornire più i pezzi di ricambi». Il gruppo ha diverse sedi, tra via Botticelli, Rosta, Pinerolo e Savigliano. I sindacati hanno coinvolto la Regione per chiedere la cassa integrazione straordinaria, ma il gruppo Dinamica non è in grado di garantire gli anticipi. Unica speranza? Un mister x. All’orizzonte pare profilarsi un compratore: «Ci hanno comunicato che c’è una trattativa, ma sarebbe per una sola parte dell’azienda. Vedremo. Al momento da febbraio tutti i dipendenti non hanno salario» dicono al sindacato.

I problemi non riguardano soltanto la vendita di auto nuove per colpa della crisi. Anche settori come le officine e l’assistenza post-vendita, che permettevano ai gruppi di arginare le naturali flessioni del mercato delle quattro ruote, sono in difficoltà. Tanto che tra i cassintegrati e i licenziati la quota maggiore è tra gli addetti delle officine e dei centri servizi delle concessionarie. Le ragioni? Le famiglie preferiscono rivolgersi al meccanico sottocasa, sperando di spuntare un prezzo migliore, magari in nero e senza garanzie. E poi c’è un problema di rapporti tra concessionarie e case costruttrici. I grandi gruppi, senza molte differenze, tendono a scaricare sulla rete vendita gli effetti della crisi, obbligandola a prendere in carico una quota fissa di auto o ad investimenti che finiscono per appesantire i conti finali.


Repubblica

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