giovedì 21 aprile 2011

AIAZZONE, FALLITA ANCHE "PANMEDIA", RIMBORSI PIU' LONTANI


TORINO - Panmedia è fallita. Il tribunale ha sciolto la riserva: rispetto ai 56 milioni di passivo, i 42 di crediti avrebbero in teoria consentito di cercare un rilancio con il ricorso all’amministrazione controllata, ma l’eccesso di garanzie fideiussorie - per 36 milioni - rilasciate a suo tempo alle società del gruppo Borsano e Semeraro (B&S), fallite, rende gran parte di quei crediti inesigibili o di assai difficoltoso recupero. Questa è la ragione prevalente per cui i giudici hanno fatto fallire Panmedia e nominato curatore il dottor Ivano Pagliero.

Avranno diritto ad insinuarsi nel fallimento di Panmedia 12 mila clienti-creditori: il popolo delle camerette e delle cucine Aiazzone aveva pagato i mobili in contanti o anticipato il 30 per cento ed era ricorso per il resto a finanziamenti Fiditalia per onorare le ordinazioni senza ricevere nemmeno un cassetto in cambio.

Le chance che possano riavere i loro soldi sono molto complicate. L’avvocato Guido Bonfante, civilista di Giuseppe Gallo (titolare di Panmedia), sostiene: «I magazzini sono pieni di mobili, anche se continuano i furti e s’è dovuta fare più di una denuncia. L’ha rivelato il mio cliente all’udienza del 12 aprile. La procura gli ha chiesto come mai non venissero consegnati ai clienti. La risposta di Gallo è stata: i montatori vogliono farsi pagare, non ci sono i soldi in questo momento».

L’avvocato rivela che «lo stesso ministero dello Sviluppo Economico aveva insistito perché Gallo si adoperasse e chiedesse l’amministrazione controllata per Pandemia, a causa dell’allarme sociale provocato da una situazione precipitata a metà dello scorso ottobre».

«La crisi economica si faceva sentire, eppure in quel periodo c’erano 3-4 personaggi che volevano subentrare a Gallo. Il mio cliente decise allora di rimborsare 8 milioni di debiti di B&S che non aveva ereditato con il contratto di affitto del ramo di azienda. Lo fece per non sporcare il buon nome dell’attività. E poi non si è più ripreso. Uno dei possibili nuovi investitori, Giovanni Semeraro, grosso operatore del Bresciano e solo un omonimo del socio di Borsano, si è ritirato quando il tribunale di Roma, il 5 gennaio, ha deciso il fallimento di Holding dell’Arredo, la prima società del gruppo ad essere caduta».

Restano gran parte dei 43 punti vendita ma sono di B&S e Holding dell’Arredo, e i 6 milioni dichiarati di mobili in magazzino. E pure qui c’è un “però” da anteporre: i fornitori di Panmedia avevano avuto il 7 per cento di anticipo da Panmedia e hanno realizzato a metà camere e cucine. Sono entrati pure loro in crisi. Anche perché parte di quegli arredi erano stati progettati su misura. Riciclarli è dura.

Come se non bastasse, le complicazioni non mancano neppure sul fronte dei rapporti fra clienti Panmedia e Fiditalia: la finanziaria ha bloccato il pagamento delle rate e se dovesse insinuarsi nel fallimento Panmedia, sostiene Alessandro Mostaccio del Movimento Consumatori, «dovrebbe restituire quelle già avute dai clienti Panmedia. Noi comunque le abbiamo già inviato una lettera di diffida in vista di un’azione collettiva nel caso Fiditalia ritornasse sui suoi passi e pretendesse i pagamenti. Vogliamo metterla con le spalle al muro».

Sono messi peggio i clienti che hanno anticipato per conto proprio l’intera o la parziale spesa. Hanno 30 giorni dalla fissazione dell’udienza (ancora da stabilire) per esercitare il loro «titolo di credito» e sperare di recuperare qualcosa.

Intanto c’è chi da tutta Italia querela Gallo per truffa. Le denunce contro di lui promettono di diventare centinaia.


La Stampa

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