venerdì 8 aprile 2011

TAGLI FONDI, O LIBRI O SEDIE, DILEMMA IN BIBLIOTECA


TORINO - Il mattone da studiare è pesante, perciò prima un respiro profondo che dà forza e poi via in biblioteca con il «de Clementia» sotto il braccio. «L’esame di letteratura latina è vicino, e a casa ho un televisore parlante: accendi me, mi dice, e lascia stare Seneca. Spero solo di trovare posto altrimenti mi infilo al piano terra dove i bimbi fanno i compiti. Non siamo molto diversi...».

Marco Sparacino, diciannovenne di spirito, se la ride a pochi passi dal suo porto sicuro: Villa Amoretti, costruita alla fine del ‘700 nel cuore del parco Rignon. In settimana, nel primo pomeriggio, sono moltissimi i ragazzi ad arrivare libro-muniti. Con le belle giornate il flusso aumenta, si riempiono aule e panchine e anche la dependance di vetro per consultare le riviste. I più attrezzati aprono un plaid e studiano sul giardino liberty. Per Marco e i suoi amici le biblioteche sono luoghi più che servizi, perciò i tagli alla cultura che le riguardano non sembrano sfiorarli.

Idem alla civica Centrale di via della Cittadella: aule e scale sono stracolme. È complicato trovare posto e certi testi. Matteo Leone è alla ricerca delle sue radici: «In biblioteca - spiega - cerco notizie su uno stemma che ho scovato nella cantina di mio nonno. A volte però c’è molto da aspettare, e non sempre i libri che mi servono sono disponibili». Più fluida la situazione nella «stanza dei quotidiani». Karim Habib si presenta: «Sono tunisino e cerco lavoro. Leggendo gli annunci perfeziono l’italiano». Così dice Karim: «Perfeziono».

Le cifre
I numeri sono confortanti. Oltre un milione e duecentomila presenze nel 2010; 919.727 prestiti, tra libri, dvd e cd musicali, ma soprattutto 80.460 iscritti alle 3.983 attività (gratuite) organizzate dalle quattordici biblioteche pubbliche che non si accontentano di prestare libri, ma si sono evolute inventando corsi e opportunità: gruppi di lettura, lezioni di primo alfabeto per rifugiati, prove di conservazione di lingua, postazioni Internet, lettura di fiabe, incontri (su richiesta) con notai, commercialisti e avvocati. Mai come negli ultimi anni le biblioteche pubbliche sono state abitate da un popolo silenzioso di cui si parla e si conosce poco. Che vive nascosto dallo stereotipo che vuole gli italiani (e i torinesi) una massa capace di apprezzare solo reality e social network. E invece studenti, stranieri di prima e seconda generazione, anziani, uomini e donne leggono eccome, ma in «prestito». E soprattutto parlano, si incontrano e si conoscono «dal vivo».

Il bilancio
È una notizia che fa contenti i sociologi, ma da sola non basta per essere ottimisti sul futuro: le biblioteche stanno annaspando nella morsa dei tagli. «La nostra cinghia è strettissima - dice Roberto Sforza, responsabile di Villa Amoretti -. Garantiamo libri e dvd facendo salti mortali e se si rompe una sedia cambiarla è un problema. È giusto non discriminare, ma ora è una questione di sopravvivenza: usare fondi per tenere a galla le biblioteche più piccole anziché investirli per le altre, finirà per farle colare tutte a picco. Comprare libri o dvd extra catalogo è praticamente impossibile. Per ora ancora galleggiamo, l’affondo lo prevediamo nel 2012». Paolo Messina, direttore delle civiche piemontesi parla di sacrifici e di scelte: «Abbiamo tagliato sulla comunicazione, i volantini, la pubblicità, pensare di rivedere l’acquisto di libri è un paradosso impensabile».

Nei paesi anglosassoni le biblioteche, pubbliche e universitarie, hanno alle spalle sponsor, mecenati, finanziatori anche privati. In Italia la questione è diversa: «L’anno passato - continua Messina - abbiamo potuto contare su 20 mila e 200 euro: diecimila dati dal Comune e il resto offerto dalla Regione come contributo alle attività culturali. Ma non ci piangiamo addosso, collaboriamo con Università e associazioni e i libri non mancano».

I titoli
E così ci viene voglia di verificare: dei cinque titoli in testa alla classifica di «Tuttolibri» le biblioteche civiche hanno soltanto l’ultimo di Camilleri, in ventitré copie. Assenti sugli scaffali: «Vieni via con me» di Saviano, «Gesù di Nazareth» di Joseph Ratzinger, «Nessuno si salva da solo» della Mazzantini e «La legge del deserto» di Wilbur Smith. Ma senza aggiornamento una biblioteca non muore? «È vero, ci sono vuoti negli scaffali, ma dipende da ritardi di spedizione», spiega Cecilia Cognigni, responsabile dei servizi al pubblico della Centrale.

Perfetto. Non bastavano i tagli a fare lo sgambetto alle biblioteche, adesso ci si mettono pure le Poste...


La Stampa

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