sabato 16 aprile 2011

AUTOBOMBA DAVANTI ALLA SCUOLA, RISCHIATA LA STRAGE


TORINO - L’ uomo che ha trasformato una vecchia Clio in un’autobomba, una volta identificato - e forse è solo questione di ore rischia un’accusa gravissima, quella di strage. Questo mister X, durante la notte, è riuscito a forzare le portiere dell’utilitaria. Ha sistemato una bombola di gas da 13 litri nel vano posteriore; ha aggiunto una tanica di benzina da 5 litri e un rudimentale innesco, costruito da un accendino, collegato con un cavo di rame al portellone. Poi ha inchiodato le porte anteriori con cavi elettrici, in modo che - almeno in teoria - non si potessero aprire, inducendo i proprietari (una coppia torinese con due figli piccoli) ad aprire il bagagliaio. Provocando una terribile esplosione.

L’Unabomber di via Paolo Veronese 334, dove era parcheggiata la Clio (davanti a una scuola con centinaia di alunni, subito evacuata e a pochi metri da un distributore di carburante), puntava a una vera strage. Prima di allontanarsi dall’auto-bomba, ha aperto il gas, saturando completamente l’abitacolo.

Alle 9,30 di ieri, la trappola. Alessandro Leone, marito della proprietaria, Emanuela Lopez, s’è avvicinato all’auto, parcheggiata lì la sera prima. Ha provato ad aprire le porte senza riuscirci. E’ un tipo robusto, alla fine la portiera ha ceduto. Subito investito da un fortissimo odore di gas, giusto il tempo di vedere i fili di rame dell’innesco e la bombola di gas. Fuga immediata e allarme al 113. In preda al terrore.

Per puro caso, era andato lui, in via Veronese. In teoria, l’utilitaria, avrebbe dovuto usarla, ieri mattina, la moglie per accompagnare i figli a scuola. Forse l’obiettivo dell’attentatore era proprio lei. Se non c’è stata l’esplosione una volta tanto non è un luogo comune - è stato solo per miracolo, per una serie di circostanze davvero fortunate.

Dopo l’intervento del 113, affiancato dai Vigili del fuoco e dalla polizia locale, che ha bloccato e isolato le strade per ore, sono arrivati gli agenti della sezione Omicidi della squadra mobile, seguiti dagli artificieri della polizia e dai tecnici della Scientifica, che hanno concluso i rilievi sono dopo le 14. Cercavano impronte e altri indizi, per individuare l’autore di un gesto assurdo, potenzialmente pericolosissimo.

Il movente. Il capo della Mobile, Sergio Molino, non si sbilancia: «Presto per indicare una pista definitiva, potrebbero esserci questioni di natura personale. Vedremo nelle prossime ore».

La zona è stata transennata, un forte odore di gas è rimasto sospeso per alcune ore. Qualcuno ha avuto il tempo di sentire il sibilo che fuoriusciva ancora dalla bombola, recuperata dagli artificieri con tutte le precauzioni del caso. Già sentiti numerosi testimoni. Dice Alessandro Leone: «Mi sono avvicinato senza sospetti, avremmo dovuto spostare la macchina di pochi metri, abitiamo vicino... Le portiere non si aprivano, poi s’è spalancata all’improvviso, ho sentito il gas, visto i cavi di rame».

Sospetti? Un paio. Tempo fa, la famiglia aveva avuto uno scontro, una lite, con un soggetto già individuato. E Leone lavora nella security di alcuni locali notturni. Indagini a 360 gradi, ma svolta forse vicina.


La Stampa

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