martedì 19 aprile 2011

IL GIALLO DEL TRAPIANTO, ALTRI GUAI PER I MEDICI, "REFERTO FALSIFICATO"


TORINO - Questa volta l’accusa al dottor Massimo Boffini, aiuto del professor Rinaldi (direttore della cardiochirurgia delle Molinette), è di falso in atto pubblico. Le ultime indagini hanno portato i carabinieri del Nas a sequestrare file su file nei computer del reparto e il loro sviluppo si è tradotto nella richiesta di una misura interdittiva nei confronti di Boffini: avrebbe modificato il referto operatorio di uno dei primi sei interventi cui - insieme con Rinaldi - sottopose la paziente Pasqualina Amodeo in sette giorni, a maggio 2008. Prima della morte, all’età di 67 anni.

La «postilla», dando conto dell’esecuzione di un’ecocardiografia dall’esito confortante, ha tratto in inganno - è la nuova accusa - i periti nominati dal gip Andrea Natale nel caso giudiziario via via arricchitosi di contestazioni sempre più pesanti: peculato, omicidio preterintenzionale per entrambi, e ora il falso per il solo Boffini. Il giudice lo ha convocato domani per un interrogatorio.

L’indagine nel sistema elettronico del reparto ha svelato un enorme limite di sicurezza: vi si accede non con password personalizzate, ma con una comune; chiunque può modificare cartelle cliniche e referti operatori senza lasciare le proprie «impronte». Esattamente come avrebbe fatto il dottor Boffini. Il suo direttore, Mauro Rinaldi, risentito un mesetto fa dal procuratore aggiunto Andrea Beconi e dai pm Paolo Toso e Paola Stupino, ha dichiarato: «Avevo chiesto alla direzione generale delle Molinette di provvedere, mi è stato risposto che non ci sono i fondi».

La signora Pasqualina era stata operata il 20 maggio da Boffini per la sostituzione di una valvola aortica con una protesi biologica. Nel corso dell’operazione - secondo i consulenti dell’accusa - il cardiochirurgo si accorge e, lo dichiara, che il sangue non riusciva a fluire attraverso la coronaria, dopo aver innestato la nuova valvola. Temendo di aver provocato un’ostruzione, preleva da una gamba della paziente un pezzo di vena safena per predisporre un by-pass e aggirare la presunta ostruzione del sangue.

Nel frattempo chiama Rinaldi che al suo arrivo in sala operatoria gli dice di evitare il by-pass e di procedere con l’applicazione di un contropulsatore, una pompetta che ha la medesima funzione, ma si rivelerà inefficace. La signora Amodeo non si riprende dall’intervento, anzi le sue condizioni generali peggiorano rapidamente. E il 22, nel corso di un nuovo intervento per tenerla in vita, Boffini sarebbe ricorso all’ecocardiografia che documentava il regolare flusso del sangue negli osti coronarici. L’ostruzione non c’era, prendono quindi atto i periti del giudice: il cardiochirurgo non aveva posizionato male la protesi biologica nel cuore della donna. Tanto meno, d’intesa con il professor Rinaldi, avrebbe avuto motivo di trapiantare il cuore di un donatore nella paziente in coma depassé il 26 maggio al solo scopo - era ed è l’accusa dei pm - di far sparire la protesi biologica e i relativi punti di sutura con l’espianto del vecchio cuore.

L’ecocardiografia è diventata decisiva, ma non vi era altra traccia dell’esame strumentale se non nel referto del 22. Da qui il sospetto del falso che si è concretizzato con la scoperta nell’archivio informatico del reparto di un altro referto operatorio di quell’intervento, privo dell’annotazione sull’ecocardiografia.

L’aveva firmato uno specializzando che ha disconosciuto la nuova versione. Stampata su carta e firmata dal dottor Boffini. L’avvocato Luca Marta, il suo legale: «La documentazione dell’ecocardiografia è corretta, non regge nemmeno questa accusa».


La Stampa

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