mercoledì 13 aprile 2011

"IL MIO AMICO E' MORTO", A 12 ANNI SI BUTTA DAL BALCONE


TORINO - «Volevo raggiungere Thomas». Così dice Filippo (nome di fantasia) al papà, con un filo di voce, mentre è disteso sul vialetto di casa, in attesa dei soccorsi. È solo un bambino di 12 anni. Ma il suo cuore è straziato da un dolore immenso. Quello per un amico morto strangolato da un’altalena, sei mesi fa. Un pensiero che diventa ossessivo fino a spingerlo, ieri mattina, a cercare di togliersi la vita lanciandosi dal secondo piano di una villetta di Carmagnola. Adesso è ricoverato al Regina Margherita. Non è in pericolo di vita. «È in osservazione. Ha riportato un lieve trauma cranico» dicono i medici.

Tutto accade alle sette del mattino. Filippo si alza e va in cucina. La colazione è sul tavolo. Non la tocca. Esce sul balcone, al secondo piano, che si affaccia sul cortile. È ancora in pigiama. La madre lo richiama perché non prenda freddo. «Cosa fai rientra» dice. Il ragazzino non risponde. Quando la donna si affaccia alla finestra, lui è già sul mancorrente. Resta in piedi, immobile, per un istante. Forse esita. Poi scompare. I genitori danno subito l’allarme. Lo trovano sul vialetto di fronte alla casa. Arriva un’ambulanza. Lui è cosciente. Va in ospedale. «Volevo raggiungere Thomas» dice.

Un dolore difficile da comprendere. Thomas è morto sei mesi fa a Monteu Roero, in provincia di Cuneo. Stava giocando con l’altalena di casa, sotto un albero in cima alla collina. Un gioco pericoloso. La corda gli si è attorcigliata attorno al collo, strangolandolo. Thomas e Filippo erano compagni di asilo. Quel fatto lo ha sconvolto. Gli ha straziato il cuore. Un dolore che ha sorpreso tutti, anche i genitori. Come può un bimbo di 12 anni provare un legame così intenso per un compagno che non vedeva da anni? «I bambini avevano frequentato la stessa scuola materna di Carmagnola, ma da tempo non si vedevano» racconta la mamma di Thomas, pediatra. Anche lei è sorpresa. E aggiunge: «Da medico, posso dire che le reazioni dei bambini verso la morte possono essere molto intense, soprattutto a parole, per esorcizzare quella che è invece una paura».

Una paura esplosa all’improvviso. Ieri. «Che mio nipote sia ancora vivo è davvero un miracolo. Anche in ospedale si sono tutti stupiti che non si sia fatto male». A dirlo è lo zio di Filippo, di ritorno dal Regina Margherita. «Siamo stati tutti spiazzati da un gesto così brutale. Mio nipote è un ragazzo solare, pieno di iniziative. Il sogno di ogni papà». Lui non crede che la morte di Tommy possa averlo colpito al punto da lacerargli il cuore. «L’aveva conosciuto otto anni fa - afferma - L’anno scorso, dopo l’incidente, Filippo aveva parlato con i genitori di quel che era successo al suo amico, ma nulla di più. Credo che le ragioni siano altre». Il pensiero va agli studi e alle amicizie in paese. Ad un’altra fragilità.

«È un ragazzo studioso: è uscito dalle elementari con ottimi voti e adesso frequenta la prima media. Anche qui nessun problema. Gioca a calcio e trascorre molto tempo in oratorio. Tutti lo conoscono come un tipo allegro e divertente». Adesso la strada più difficile sarà quella per tornare alla normalità. «In famiglia lo aiuteremo tutti insieme. Se servirà potremo rivolgerci ad uno psicologo per capire cosa gli è passato per la testa. Spero che un giorno possa dimenticare questa mattinata tremenda, e tornare a sorridere come sempre».


La Stampa

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