lunedì 18 aprile 2011

THYSSEN, DIRETTORE CONDANNATO, "VERDETTO GIA' SCRITTO"


TORINO - «È una vergogna, questa voi la chiamate giustizia? È questo che volevate? Era tutto stabilito a priori, tutto. Volevano condannarci fin dal primo giorno, potevamo anche non fare il processo, saltarlo del tutto, tanto era uguale».

È un uomo distrutto Raffaele Salerno, il direttore dello stabilimento Thyssen di Torino condannato a 13 anni e 6 mesi per la morte di suoi sette operai. Ha l´ordine tassativo degli avvocati di non rilasciare commenti sulla sentenza. Ma al secondo tentativo di contattarlo, si lascia andare a uno sfogo in cui emerge, come una furia, la rabbia e la sofferenza provate. Sente di avere la vita rovinata per colpa dei giornali e dei giudici. Poche volte aveva scelto di venire in aula, per non affrontare gli sguardi e le parole di odio dei parenti delle vittime.

«Sono qui per difendere il mio futuro», era stato l´unico commento. Ma il destino, per lui e per gli altri imputati, ha preso una piega diversa. «Sono solo un uomo che ha lavorato per 40 anni in uno stabilimento, che non ha mai fatto del male, e che si ritrova con 13 anni di galera davanti», dice con disperazione. «Siamo stati sbattuti in prima pagina come dei mostri: sarete orgogliosi del risultato raggiunto, è quello che volevate». Il tono della voce è sempre più acre, e Salerno ripete che «adesso basta», che non può più parlare. Tutta la rabbia è rivolta contro i giornali che avrebbero condizionato il verdetto: «Non c´è stata una volta che abbiate raccontato quello che ha detto in aula la difesa. Mai». Non è stato così, ma Salerno non sente ragioni: «Meno male che non esiste la pena di morte, se no anche quella ci avrebbero dato. Schierati in fila in piazza San Carlo, e via all´esecuzione».


Repubblica

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