mercoledì 27 aprile 2011

COMMERCIO IN AFFANNO, BRUCIATI 25MILA POSTI DI LAVORO NEL 2010


TORINO - Era una spugna sicura, un polmone accogliente. Un autentico ammortizzatore sociale in tempi di crisi. E invece il terziario, per la prima volta dal lontano 1993, nel 2010 ha fatto cilecca: a Torino e in Piemonte non solo non ha assorbito i lavoratori espulsi da altri settori, ma ha perso addetti.

E neanche pochi: 25 mila nella regione, di cui 20 mila a Torino. E a sorpresa la tanto vituperata industria - da molti data in estinzione - rivela un’improvvisa vitalità, con 9 mila posti in più di cui 2 mila a Torino. Siamo molto lontani dall’aver recuperato la voragine - 50 mila posti persi solo a Torino - aperta negli anni crisi. Ma è il segno che una modestissima ripresa c’è e soprattutto è il segno che forse si è invertita una tendenza che ha visto crescere per decenni il terziario. E adesso l’interrogativo è se la crisi sia passeggera o se si sia avviato un processo irreversibile.

I dati sono dell’Istat, elaborati dall’ufficio studi dell’Unione industriale. Offrono una sintesi di una situazione inaspettata e decisamente in controtendenza rispetto a ogni altra crisi vissuta dalla regione e dalla città. In Piemonte nell’ultimo anno l’occupazione è cresciuta nell’agricoltura, passando da 72 a 75 mila posti (+4,6%), nell’industria manifatturiera. da 464 a 473 mila (+2%) e nei settori del terziario diversi dal commercio (da 901 a 905 mila, +0,4%). È calata nel settore delle costruzioni da 146 a 138 mila (-4,9%) e nel commercio da 278 a 253 mila (-9,2%). Complessivamente si sono persi 16 mila posti passando da 1.860.000 a 1.844.000.

Alcuni elementi sono mutati nel corso dell’anno. Commenta il direttore dell’ufficio studi, Mauro Zangola: «Nell’agricoltura l’occupazione è iniziata a crescere a partire dal secondo trimestre, mentre nell’industria manifatturiera la creazione di nuovi posti di lavoro è iniziata a partire dal terzo trimestre. Nel settore dei servizi diversi dal commercio la battuta d’arresto è arrivata nel quarto trimestre dopo essere cresciuta nei tre trimestri precedenti. Gli unici settori in cui l’occupazione è scesa costantemente durante l’anno sono il commercio e le costruzioni».

Zangola analizza un andamento di lungo periodo, quello tra il 1993 e il 2010, che indica tendenze consolidate. Dice: «La crescita dell’occupazione agricola dura da circa tre anni. L’aumento degli occupati nell’industria riflette, invece, un miglioramento del clima economico nel corso del 2010 rispetto al 2009. Congiunturale anche il calo di 7 mila addetti dell’edilizia».

Ma i veri elementi forti dell’analisi sono altri. Zangola spiega: «Qualche elemento di novità e di preoccupazione emerge dall’andamento dell’occupazione nei settori dei servizi, in calo da un biennio dopo almeno quindici anni di crescita costante e significativa. Tale fenomeno sembra dovuto soprattutto al calo dell’occupazione nel commercio, mentre negli altri comparti del terziario l’occupazione ha sostanzialmente tenuto».

Torino non si discosta: l’industria nel suo complesso fa registrare per la prima volta un piccolo, ma significativo aumento degli occupati: più 2000. Si riduce invece di circa 20 mila posti l’occupazione del terziario.

E questo che cosa significa? Zangola ipotizza una spiegazione: «La perdita di posti di lavoro rilevata dall’Istat in questi ultimi trimestri deve far riflettere e dare risposte a una domanda: “In quale misura la crisi di questi ultimi tempi ha influito sul livelli occupazionali del terziario? Quali sono i fattori più strutturali che stanno incidendo negativamente sulla capacità di crescita di questo comparto?”». Spiega: «Credo si sia esaurito il ciclo di crescita della grande distribuzione mentre il commercio al dettaglio soffre per il calo dei consumi. Poi ci sono i tagli alla spesa sociale che ha comportato tagli all’occupazione. E ovviamente il terziario legato all’industria ha sofferto della crisi generale».


La Stampa

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