venerdì 8 aprile 2011

PROFUGHI, PRONTI 300 POSTI LETTO, TENSIONE TRA CHIAMPARINO E COTA


TORINO - In Piemonte arriveranno una decina di minori stranieri non accompagnati. E poi una parte dei 2300 profughi da zone di guerra: libici, somali, eritrei. Quanti? Difficile fare una stima. Ieri si è parlato di circa trecento posti letto che la Chiesa piemontese sarebbe in grado di mettere a disposizione della Regione. Duecento in provincia di Torino (una casa del Cottolengo nell’Eporediese, disponibilità di varie congregazioni maschili e femminili) cento nel resto del Piemonte (30 li ha offerti il vescovo di Asti, altri sono a Biella, Fossano, Narzole, Pinerolo). In realtà la situazione è in movimento, il censimento dei posti offerti è in corso. Il presidente della Regione, Cota, ha cercato un filo diretto con la Chiesa cattolica - Caritas e Fondazione Migrantes - escludendo di fatto il resto del volontariato che in questi anni si è occupato dell’accoglienza, come l’Arci, ad esempio. E il Governatore, anche ieri nel dibattito in Consiglio regionale, ha escluso altre richieste da parte del governo per quanto riguarda i tunisini.

Da Roma, però, il sindaco Chiamparino, che ha partecipato a un incontro al Quirinale in qualità di presidente dell’Anci, chiama in causa la Regione proprio per quanto riguarda la gestione di questi migranti che per 6 mesi avranno il permesso di soggiorno per motivi umanitari. «Il presidente della Repubblica ha rivolto a tutti un appello ad essere coerenti con l’accordo e questo per me vuol dire che regione per regione si attivi un piano per la gestione di un eventuale emergenza che sarà in capo alla protezione civile nazionale e regionale, legata a difficoltà internazionali nella gestione del permesso». Per Chiamparino serve un «piano con siti, numeri, personale in grado di intervenire. Tocca alla Regione, e dunque a Cota, farsi carico, dell’attuazione di un tavolo di coordinamento». Cota risponde: «Sto lavorando sulla questione, e ciò che avevo da dire l’ho detto chiaramente in Consiglio. E’ ora di smetterla con le polemiche».

Per quanto riguarda il mondo ecclesiale, mobilitato dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ieri pomeriggio c’è stato l’annunciato incontro in Arcivescovado con rappresentanti di istituzioni religiose e referenti individuati dall’arcivescovo: don Beppe Trucco, riferimento per i posti offerti in città, don Fredo Olivero, direttore della Pastorale Migranti, Pierluigi Dovis, direttore della Caritas. «Come Migrantes stiamo pensando ai profughi. I tunisini nel 90% dei casi - ha detto Olivero - proseguiranno il loro viaggio verso la Francia e la Germania. Per i profughi, le proposte, in diocesi e in regione, fanno riferimento al sistema “Non solo asilo”». Nel 2011 in programma ci sono 80 inserimenti. «Ma in presenza delle risorse, possiamo raddoppiarli. Inserire una persona nel programma, con casa, borsa lavoro, corso di italiano, significa spendere - dice Olivero - tra 5 e 9 mila euro, a seconda che si tratti di un singolo o un nucleo familiare».

Dovis precisa: «Non sappiamo quanti saranno gli immigrati in arrivo. Occorre mettere in contatto domanda e offerta. Alle parrocchie non si può dare un messaggio generico, vogliono sapere di chi si sta parlando». E proprio questo sarà l’impegno dell’arcivescovo in questo fine settimana: verificare le disponibilità e chiarire chi saranno gli immigrati da ospitare.


La Stampa

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